Intervista al Giornale di Brescia sul tema del sostegno alle imprese (15 novembre 2018).
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Non accettiamo più di essere considerati dei ‘prenditori’. Lo dico con orgoglio: siamo dei veri imprenditori”. Con un fervido scroscio di applausi l’assemblea dell’Associazione industriale bresciana ha espresso in modo deciso il suo apprezzamento per le parole del presidente Giuseppe Pasini, che, sempre martedì sera, oltre a bocciare la politica economica prevista dal Governo ha criticato “l’assenza” di esponenti dell’Esecutivo alle assise di Confindustria Brescia. Onorevole Claudio Cominardi, considerato anche il suo incarico di sottosegretario al Ministero del Lavoro come giustifica questo “vuoto” in platea?
Il sottoscritto non ha ricevuto alcun invito formale. Se l’avessi ricevuto lo avrei certamente valutato in relazione agli impegni istituzionali.
Detto questo, per noi i “prenditori” non sono gli imprenditori in generale, ma quelli che delocalizzano selvaggiamente, magari dopo aver preso aiuti di Stato. Sono quelli che spostano le produzioni all’estero lasciando a casa i lavoratori, che fanno concorrenza sleale, magari agli imprenditori onesti che ostinatamente scommettono sull’Italia e che hanno l’ambizione di renderla celebre anche attraverso l’internazionalizzazione, ovvero portando il “made in Italy” in tutto il mondo. In sintesi i “prenditori” sono solo quelli che abbiamo voluto colpire con il Decreto Dignità.
Riconosce che il sistema produttivo bresciano sia un modello virtuoso da esportare in tutto il Paese?
Operosità, ingegno e tenacia sono senza dubbio peculiarità dell’imprenditore bresciano. Anche nell’innovazione Brescia è un punto di riferimento. Un distretto produttivo e industriale importante come Brescia deve però svoltare verso una vera sostenibilità ambientale e proprio l’innovazione è una delle chiavi attraverso cui potrà farlo. Anche per il raggiungimento di questo obiettivo il supporto del Governo è garantito.
Gli industriali bresciani definiscono fin qui il vostro approccio ai temi economici “desolante” in quanto, a loro parere, il Governo non sta dando importanza ai tre pilastri che reggono il Paese: la crescita, il lavoro e il benessere. Non solo, sempre martedì sera il leader di Confindustria Vincenzo Boccia ha pubblicamente bocciato la vostra manovra economica che, ha detto: “Non sostiene la crescita per creare occupazione e ridurre le disuguaglianze, ma aumenta il debito pubblico”. E non è l’unico rimprovero che avete ricevuto sulla possibile erogazione del fatidico reddito di cittadinanza: a questo punto andrete avanti per la vostra strada o vi aprirete a un confronto più costruttivo?
Il nostro Governo mantiene sempre aperto il confronto: ascoltiamo e dialoghiamo con tutti. Però dire che andiamo in direzione di un aumento del debito è una sciocchezza. L’austerità ha fatto schizzare il debito dal 116,5% del 2011 al 131,8% dei Governi Renzi e Gentiloni. Non è contro di noi che si deve puntare il dito.
Altra premessa: questo esecutivo ha disinnescato le clausole di maggiorazione dell’Iva previste dai Governi precedenti. Abbiamo stanziato 12,4 miliardi di euro per porre rimedio a errori del passato. Se non lo avessimo fatto i prezzi sarebbero aumentati con conseguente riduzione dei consumi, a danno di imprese e consumatori. Vogliamo riconoscerlo?
Detto questo, noi crediamo nel ruolo del digitale e nell’innovazione. Istituiamo un fondo per il sostegno del “Venture Capital” con il Mise in un ruolo di primo piano. Viene istituito un fondo per favorire la sperimentazione sulle tecnologie emergenti (IA, Blockchain e Internet of things). Iper e super ammortamento per chi investe in innovazione tecnologica vengono prorogati, ma con un’attenzione speciale alle piccole e medie imprese. Per favorire ulteriormente l’innovazione delle imprese abbiamo pensato a un voucher fino a 40 mila euro per chi assume “digital transformation manager” e punta alla digitalizzazione dei processi produttivi.
Dev’essere chiaro che sostenere le imprese significa creare un sistema Paese che funzioni. Per questo abbiamo messo in cantiere investimenti pubblici in edilizia pubblica, manutenzione e messa in sicurezza del territorio, manutenzione della rete viaria e prevenzione del rischio sismico, sburocratizzazione, valorizzazione dei beni culturali e molto altro ancora.
Per nulla secondaria è, infine, la riduzione delle tasse, a partire dalle partite Iva con una tassa fissa al 15% per il regime forfettario fino a 65 mila euro e nel 2020 una aliquota piatta al 20% dai 65 mila a 100 mila euro. Per le imprese che investono e assumono nuovi lavoratori abbattiamo l’Ires di ben 9 punti percentuali.