Fin quando continueremo a trattare l’emergenza immigrazione come il semplice smistamento tra paesi europei di persone che approdano sulle nostre coste, fin quando non faremo i conti con la supremazia politica, economica e culturale occidentale ed europea subita dai migranti non riporteremo mai l’immigrazione a qualcosa che assomiglia alla millantata “libertà di circolazione delle persone” tanto cara all’Europa.
E allora queste storie sentiamo il dovere di raccontarle e di parlarne. Di parlare per esempio della supremazia economica e monetaria francese sull’Africa subsahariana. Lo facciamo perché dietro una banconota africana stampata in Francia o dietro le attività estrattive in Africa c’è l’interesse di un paese, la Francia appunto, a tenere in ordine i propri conti pubblici e a salvaguardare la propria competitività produttiva a scapito dei diritti politici e civili degli africani.
Tutto ciò ha un nome, e il suo nome è colonialismo. Il colonialismo non solo saccheggia i territori che lo subiscono, quel che è peggio è che istituisce in quei paesi dei modelli economici profondamente ingiusti che alimentano conflitti sociali interni e criminalità. Questo perché impoverire un popolo e dividerlo al suo interno vuol dire poterlo soggiogare meglio, magari attraverso governi compiacenti.
Sono queste le radici dell’emorragia di umanità che dilaga nel Mediterraneo, delle speranze vendute a caro prezzo dagli scafisti, al costo della vita di chi scappa da schiavitù di vecchia data. E se la soluzione europea è quella proposta lo scorso novembre dal commissario tedesco per l’Africa, quella secondo cui l’Europa dovrebbe prendere in concessione i terreni africani per costruire e gestire nuove città con l’obiettivo di fermare le migrazioni, ci tocca prendere una posizione netta. A breve il Movimento 5 stelle presenterà un’iniziativa parlamentare che conduca l’Europa a sanzionare quei paesi come la Francia che continuano a “colonizzare” l’Africa e non solo. Sosterremo le stesse ragioni anche in sede ONU.
A proposito di colonialismo: questo è l’omaggio che tre anni fa abbiamo reso a uno dei più grandi capi di stato africani, Thomas Sankara. Un uomo tanto grande quanto scomodo perché in poco tempo, con grande umiltà e intelligenti riforme, restituì al popolo del Burkina Faso quella libertà e dignità che le potenze occidentali per anni avevano rubato. Oggi come allora l’esempio di Thomas Sankara continua a rappresentare la nostra idea di Africa. La nostra idea di libertà.