Giovedì scorso abbiamo presentato a Montecitorio il Programma Lavoro, votato liberamente in rete con gli iscritti del MoVimento 5 Stelle.
Il mio intervento si è limitato a descrivere la parte relativa alla riforma del sindacato e agli strumenti di partecipazione nei luoghi di lavoro.
I sindacati, così come i partiti, si trovano di fronte a una gravissima crisi di rappresentanza e quindi di ruolo nella società. Ormai si occupano più di gestire fondi pensione, enti bilaterali, formazione e centri di assistenza fiscale anziché tutelare i diritti dei lavoratori.
L’impegno nostro quindi è di promuovere forme sindacali virtuose dicendo basta ai “sindacalisti carrieristi” che da un giorno all’altro – magari dopo aver piegato la schiena durante le trattative – ce li ritroviamo come dirigenti in qualche grossa società. Oppure, dopo aver rappresentato per anni (almeno sulla carta) la difesa dei diritti dei lavoratori, ce li ritroviamo in parlamento a votare la distruzione delle tutele votando il vergognoso Jobs Act.
Per superare questo triste fenomeno abbiamo pensato di prevedere un periodo di “decantazione” di qualche anno tra la carriera sindacale e quella di dirigente d’azienda e di dirigente politico. Vogliamo inoltre che il sindacato si sostenga economicamente esclusivamente grazie alle tessere sindacali e che i bilanci vengano resi realmente trasparenti.
Altra necessità evidenziata dalle votazioni degli iscritti del M5S è sicuramente quella di garantire ai lavoratori il diritto di poter eleggere le proprie rappresentanze sindacali e di essere eleggibili con libera competizione tra tutte le organizzazioni, indipendentemente dall’aver firmato l’accordo sindacale con la controparte. Perché è inaccettabile e antidemocratico il fatto che siano le solite sigle a sedersi al tavolo delle trattative, tra l’altro le stesse che più di ogni altre negli anni hanno tradito le aspettative dei lavoratori.
Dopodiché proponiamo degli interventi per incentivare un ruolo sempre più attivo del lavoratore sulle scelte nel contesto aziendale. Quante volte avete sentito parlare di gestioni aziendali scellerate? Noi crediamo che tutte le persone che vivono il contesto lavorativo debbano avere la possibilità di incidere sull’organizzazione del lavoro, sulla qualità, sull’innovazione e sulle strategie aziendali. Perché al giorno d’oggi non è pensabile che imprese con centinaia di dipendenti si limitino a esser dirette esclusivamente da un gruppetto di persone – cosiddetto management – che, per fare solo un esempio, spesso non conosce nemmeno la realtà produttiva per la quale opera.
Create tutte queste condizioni, in cui un rappresentante eletto dai lavoratori potrà discutere nei Consigli di amministrazione le strategie e le risorse aziendali, iniziare a parlare di partecipazione agli utili d’impresa sarà più che sensato, scongiurando quindi situazioni in cui lavoratori ignari vengono truffati con il giochino della socializzazione delle perdite.
In sintesi: nessuno hai mai proposto di abolire il sindacato, ma di riformarlo portandolo alle sue funzioni originarie partendo dall’eliminazione di alcuni privilegi. Nessuno hai mai messo in discussione i contratti collettivi e nemmeno le relazioni sindacali, anzi, abbiamo chiesto di superare la crisi democratica della rappresentanza sindacale.
Inoltre stiamo promuovendo e implementando nuovi strumenti di partecipazione nei luoghi di lavoro direttamente nelle mani dei lavoratori.
A me sembra un buon punto di partenza.
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