Ricordate quando Beppe Grillo anni fa parlava nei suoi spettacoli dell’incredibile potenziale delle stampanti 3D e per questo molti lo presero in giro?
Oggi, grazie ai progressi di questa tecnologia, è possibile costruire in 24 ore una casa abitabile di 38 mq al costo di 10.134 dollari (275 dollari al mq)! Vi rendete conto della portata di questa innovazione tecnologica applicata al mondo dell’edilizia?
Basti pensare alla possibilità di rendere realmente economico il diritto all’abitare, rendere più efficiente e sostenibile la realizzazione degli edifici e rendere estremamente più celere la ricostruzione nelle aree colpite da catastrofi naturali.
Rispetto a tutti questi aspetti positivi ce n’è però uno preoccupante, ovvero quello legato all’occupazione. Generalmente occorrono svariati mesi per costruire la medesima abitazione impegnando varie maestranze; ora con la 3D printing viene meno persino l’alta intensità di lavoro da sempre collegata a questo settore produttivo.
Quindi che fare? La risposta è semplice: anche in questo caso si dimostra che lo sviluppo tecnologico permette di produrre più beni e servizi con molte meno ore lavorate. Quindi l’opportunità è quella di affrancare finalmente l’uomo dal lavoro e iniziare a comprendere che è necessario separare il reddito dal lavoro. Perché se il lavoro fatto dall’uomo viene meno, ovvero i cosiddetti salariati, la domanda è: chi acquisterà quei beni e servizi che verranno prodotti a ritmi sempre più sostenuti?
In sintesi: reddito di cittadinanza subito. Reddito di base incondizionato in seconda battuta. I soldi si recuperano grazie a una intelligente politica di redistribuzione della ricchezza.
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Guarda come si costruisce una casa in 24 grazie alle stampanti 3D.
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Il testo della risoluzione con la quale, già nel 2014, chiedevo al Governo interventi sul tema della disoccupazione tecnologica.
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