Nonostante autorevoli studiosi e centri di ricerca internazionali affermino che [highlight]la rivoluzione tecnologica avrà un impatto pesantissimo sull’occupazione[/highlight], il presidente USA Barack Obama si dice ottimista per il futuro. Secondo lui le innovazioni saranno gradualmente assorbite dalla società e si creeranno nuovi posti di lavoro e nuove professioni al posto di quelle vecchie. E’ quanto spiega in un’intervista rilasciata a Wired (in fondo a questo articolo vi riporto la traduzione di un breve estratto).
Se non c’è nulla di cui preoccuparsi, [highlight]perché ammettere che nei prossimi 10-20 anni la discussione sulle nuove forme di sostegno al reddito[/highlight] (reddito di base, reddito di cittadinanza) [highlight]sarà sempre più all’ordine del giorno?[/highlight] Evidentemente anche in questo caso il futuro non è tutto rose e fiori e Obama lo sa bene.
Obama è un abile bluffatore e il suo sostegno alla Riforma costituzionale ci ha già confermato la sua simpatia per le oligarchie politiche ed economiche, anziché per i cittadini. L’accenno al reddito di base è una specie di [highlight]zuccherino per rassicurare gli animi di coloro che resteranno travolti da un processo epocale[/highlight].
L’ottimismo di Obama è preoccupante non solo perché non cita alcuno studio a sostegno delle proprie opinioni personali, ma se è vero che la rivoluzione tecnologica avrà un impatto notevole nelle nostre vite, [highlight]questa discussione andrebbe fatta immediatamente[/highlight].
Ancora nel 2014 ho presentato in Commissione Lavoro della Camera una risoluzione per chiedere, a nome del Movimento 5 Stelle, l’istituzione di un Osservatorio nazionale, uno strumento per comprendere il processo in atto e per aiutare il Governo a [highlight]prevenire un nuovo e assai probabile disastro sociale[/highlight]. La maggioranza sembra sorda a questo invito urgente: chissà se di fronte al discorso del presidente americano qualcuno inizierà a preoccuparsi seriamente.
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Obama: Penso che Joi abbia perfettamente ragione, ed è per questo che abbiamo organizzato una serie di incontri con chiunque sia interessato a questo tema. Una cosa di cui non abbiamo parlato molto, a cui vorrei ritornare, è che dobbiamo riflettere a fondo sulle implicazioni economiche. Perché la maggior parte delle persone in questo momento non si preoccupa molto della singolarità ma si fa domande come: “Il mio lavoro sarà rimpiazzato da una macchina?”.
Io ho la tendenza ad essere ottimista – storicamente abbiamo assorbito nuove tecnologie, le persone riscontrano la nascita di nuovi posti di lavoro e si spostano, e i nostri standard di vita si alzano. Ora però ci troviamo in un periodo un po’ diverso, semplicemente per l’importanza pervasiva dell’intelligenza artificiale delle altre tecnologie. I lavoratori altamente qualificati funzionano bene in questo tipo di sistemi; sanno massimizzare le loro competenze, interfacciarsi con le macchine per ampliare la propria capacità lavorativa, le proprio vendite, i propri prodotti e servizi. Le persone con qualifiche e stipendi più bassi sono sempre meno richiesti, i loro lavori possono non essere sostituiti ma i loro stipendi si abbassano.
Se vogliamo gestire in modo efficace questa transizione, avremo bisogno di una conversazione sociale su come gestirla. Come possiamo formare un’economia assicurandoci che sia inclusiva se di fatto, pur producendo più di sempre, una parte sempre maggiore va a un’élite? Come possiamo assicurare che le persone abbiano un reddito adeguato? E come si traduce questo nel nostro supporto alle arti alla cultura e nella nostra cura dei veterani? Il patto sociale deve accogliere queste nuove tecnologie, e i nostri modelli economici devono accoglierle.ITO: Non so quale sia la sua opinione sul reddito di base universale, ma vedendo molte persone rimaste senza lavoro esiste l’idea di guardare ad altri modelli – come l’università o la cultura, dove le persone hanno uno scopo non direttamente collegato ai soldi. Credo che uno dei problemi sia l’idea diffusa per cui è impossibile che tu sia intelligente se non hai soldi. Nel mondo dell’università vedo un sacco di gente molto in gamba senza soldi.
Obama: Hai perfettamente ragione, questo è ciò che intendo quando parlo di rinegoziare il patto sociale. Ora, se il reddito di cittadinanza universale sia il modello giusto – sarà accettato da una larga parte della popolazione? – sarà il dibattito che dovremo avere nei prossimi 10-20 anni. Hai anche ragione nel dire che i lavori che verranno eliminati dall’intelligenza artificiale non sono solo quelli di basse competenze; potranno essere anche lavori di alta specializzazione ma che sono ripetibili e che quindi possono fare anche i computer. E’ inconfutabile però il fatto che più l’IA viene integrata e più la società diventa potenzialmente ricca, il legame tra produzione e distribuzione si attenua; i computer fanno un grande parte del lavoro.
Di conseguenza, dobbiamo prendere delle decisioni più difficili. Noi sottopaghiamo gli insegnanti, nonostante il fatto che sia un lavoro davvero difficile che il computer non può fare. Quindi riconsiderare le cose a cui attribuire valore, ciò per cui siamo collettivamente disposti a pagare, che siano insegnanti, infermieri, lavoratori sociali, mamme o papà che stanno a casa, artisti, tutte le cose che sono incredibilmente importanti per noi adesso ma che non consideriamo alti nella scala della retribuzione – questa è ciò di cui dobbiamo cominciare a parlare.
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