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Durante queste settimane di intense polemiche interne al M5S ho preferito concentrare i miei sforzi sui TEMI e per questa ragione ho presentato un disegno di legge per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Un’utopia? Assolutamente no!

L‘Italia, insieme alla Grecia, è il Paese europeo dove si lavora di più in assoluto, tra l’altro a fronte di un salario decisamente inferiore a differenza dei principali competitor (Francia e Germania).

In Italia si lavorano mediamente 7 ore in più a settimana rispetto alla Germania. Chi l’avrebbe mai detto? E potrei farvi tanti altri esempi, vedi Francia, Belgio, Olanda e i restanti Paesi del Nord Europa dove la conciliazione vita-lavoro è un ulteriore strumento di rimodulazione dell’orario in favore della qualità della vita dei cittadini.

Il problema italiano è legato principalmente alla scarsa produttività. La prima leva della produttività sono le tecnologie applicate ai processi produttivi e all’organizzazione del lavoro.

Oggi abbiamo una grande occasione, impiegare al meglio le risorse del Recovery Fund per agevolare le imprese a riorganizzarsi, a investire con l’obbiettivo di raggiungere gli standard europei. Quindi recuperare terreno sulla produttività delle imprese e contestualmente liberare quota parte del tempo lavorato per gli operai, impiegati, commessi… italiani senza perdere reddito.

Perché quando migliora la produttività, migliorano i profitti e se migliorano i profitti si creano i margini per rendere il lavoro più flessibile, ma in questo caso nell’accezione positiva del termine.


Il testo della mia proposta di legge in materia di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.