Uno degli aspetti sociali che il Governo ha preso immediatamente in considerazione è quello del precariato.
La realtà quotidiana testimonia che i ragazzi di oggi sono il simbolo di una generazione per lo più abbandonata a se stessa, soprattutto senza tutele e con limitati diritti. Questo genera ansia sulle loro prospettive future di vita e di lavoro. Negli ultimi anni in Italia sì è arrivati al paradosso per cui i giovani pur di lavorare rinunciano anche ad una paga dignitosa.
Questo è un sistema al quale occorre mettere la parola “fine” in un Paese che ha l’ambizione di porsi tra le nazioni più avanzate dal punto di vista economico, che però vuol dire anche tutelare le giovani generazioni che si affacciano a un mondo lavorativo sempre più complesso e diversificato.
È a tutti noto che il Ministro Luigi Di Maio, come primo atto dopo il suo insediamento, ha convocato i riders per ascoltare le loro richieste e poter, quindi, costruire un sistema di tutele con particolare riferimento al salario minimo orario ed alle garanzie previdenziali, della salute e della sicurezza. Li ha incontrati il 4 giugno, poi in videoconferenza il successivo giorno 15, ma poi di nuovo personalmente il 18 giugno.
Rappresento inoltre che lo scorso 2 luglio, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, si è tenuta la prima riunione di un tavolo di concertazione dedicato ai riders, cui hanno preso parte tutte le compagnie di food delivery operanti in Italia, le rappresentanze sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro e le nuove forme di rappresentanza di categoria. Nel corso dell’incontro, è emersa, in primis, la volontà di confrontarsi per la stesura di un contratto collettivo per questi lavoratori, che disciplini con chiarezza il rapporto di lavoro e che, tra l’altro, possa garantire un compenso minimo orario, adeguate tutele assicurative e l’eliminazione del cosiddetto punteggio reputazionale.
Preciso che una seconda convocazione di questo tavolo è prevista per i prossimi giorni.
Il Ministro Di Maio è, inoltre, intervenuto su questo tema proprio in Parlamento, sia in questa Aula che in quella del Senato, in occasione dell’informativa urgente sugli infortuni sul lavoro e, di recente, nel rispondere al Question Time svoltosi lo scorso 27 giugno (Interrogazione n. 3-00038 – On. Epifani).
I riders, che nel nostro Paese sono circa 6000, rappresentano una nuova categoria di lavoratori della cosiddetta “GIG economy“, che svolge la propria prestazione nell’ambito di un rapporto che il giudice di Torino, nel ben noto caso portato recentemente alla sua attenzione, ha escluso di poter riconoscere come di lavoro subordinato in considerazione del grado di autonomia organizzativa del lavoratore rispetto all’azienda che se ne avvale.
Lo sviluppo dell’e-commerce negli ultimi anni ha accentuato il ricorso a nuove categorie di lavoratori, tra cui i riders, oggetto dell’odierno atto di sindacato ispettivo.
L’e-commerce ha, infatti, riconosciuto la possibilità al consumatore di effettuare acquisti attraverso il canale telematico 24 ore su 24 e ciò ha inevitabilmente alterato i passaggi che contraddistinguevano la filiera produttiva “classica”: una parte del lavoro tradizionalmente svolta dal produttore del bene, o comunque da chi lo commercializza, viene oggi assicurata da aziende che, attraverso il “lavoro a chiamata”, garantiscono una serie di servizi che vanno dalla presa in carico dell’ordine, al trasporto della merce acquistata e alla sua consegna per finire all’incasso del corrispettivo dovuto.
Questo Governo ritiene che il contesto attuale suggerisca di superare le tradizionali contrapposizioni tra datore di lavoro e lavoratore.
Come ha già evidenziato il Ministro “non è alimentando il conflitto tra datore e dipendente che riusciremo a portare avanti il tema dei diritti dei lavoratori e dello sviluppo delle imprese. E’ il momento di fare squadra”.
Per questa ragione è intenzione del Governo privilegiare la soluzione di una fonte pattizia rispetto a quella di rango legislativo imposta “dall’alto”, strada questa che ci si riserva di percorrere solo ove l’anzidetta opzione fallisca.
La scelta di questo Esecutivo, di accompagnare le parti sociali lungo il cammino di un confronto costruttivo, è frutto della convinzione che una soluzione di questo tipo sia anche quella che più efficacemente può garantire un adeguamento delle tutele alle nuove frontiere del lavoro in continua evoluzione.
Il Ministero del Lavoro ha promosso una serie di tavoli sindacali, attraverso i quali poter addivenire al risultato del riconoscimento, ai riders, di tutele minime, retributive e contributive.
A tutti i lavoratori, come sancito dall’articolo 38 della Costituzione, a prescindere dalla qualificazione giuridica dei rapporti di lavoro, e siano quindi questi subordinati o meno, devono essere riconosciuti i medesimi livelli di tutela tanto in caso di infortunio quanto di malattia professionale.
Abbiamo iniziato da una categoria, quella dei riders appunto, cui seguiranno altre categorie alle quali devono essere riconosciuti gli stessi diritti fondamentali.
E’ proprio in questa prospettiva, d’altra parte, che abbiamo già adottato, in un recente Consiglio dei Ministri, il “Decreto Dignità”, che a breve inizierà il suo iter parlamentare per la conversione e che garantisce il perseguimento di alcuni importanti obiettivi, fra questi la lotta al precariato attraverso una revisione della disciplina dei contratti a termine, anche per quanto riguarda lo specifico ambito dei contratti di somministrazione, e un incremento dell’indennizzo per il lavoratore licenziato senza giusta causa.
A questo provvedimento ne seguiranno altri, tutti sorretti da un unico obiettivo: quello di restituire al lavoratore una dimensione umana e dignitosa.
Conclusivamente, in merito a quanto richiesto, posso assicurare che resterà “alta” l’attenzione del Governo sulle tematiche riguardanti il lavoro affinché, sia nei tavoli tecnici che nell’attività legislativa, possano essere raggiunti, nel breve periodo, i risultati che ci siamo preposti.
(Claudio Cominardi – Risposta all’interpellanza n. 2-00023)