Forza Italia l’aveva definito “una mancia ai fannulloni”. Il Pd “un premio per restare sul divano”. Fratelli d’Italia e Forza Nuova “una misura per gli immigrati” (strano!). Sindacati e imprenditori “un disincentivo per i giovani” e “un incentivo al lavoro nero”. La ciliegina sulla torta l’avevano messa i vescovi della Cei parlando di “forme di cittadinanza non solo passiva, ma anche parassitaria”.
Chi sia il vincitore di questa gara di moralismo e disprezzo verso i meno abbienti e i più sfortunati è difficile stabilirlo. Ma a smentire mesi di demagogia offensiva verso il Reddito di Cittadinanza e chi ne ha diritto ecco l’analisi dettagliata pubblicata oggi, fresca fresca, dall’Osservatorio statistico dell’Inps.
Il rapporto ci svela chi sono le 2,2 milioni di persone che nei primi tre mesi risultano direttamente coinvolte dal RdC/PdC e che si celano dietro alle circa 905 mila domande già accolte dall’Istituto.
BEN 580 MILA MINORENNI COINVOLTI
Partiamo dai minorenni: sono addirittura 580mila! Proprio così. Uno su quattro è un bambino o un ragazzo che rischia di pagare sulla pelle la povertà assoluta dei propri genitori o tutori. Sono minori che, se non ci fosse il Reddito di Cittadinanza, rischierebbero di non essere curati in caso di malattia, di avere un pessimo rendimento scolastico e di abbandonare precocemente la scuola (la percentuale di abbandono è più alta nelle famiglie povere), ma anche di avvicinarsi al mondo dell’illegalità.
DISABILI IN UN NUCLEO SU CINQUE
Veniamo ai disabili: il 21% dei nuclei beneficiari (192 mila) ha un componente con handicap. A conti fatti, uno su cinque! E in circa un caso su tre (36%) il nucleo familiare con disabilità è composto da un solo componente. Se ricordate, nel Decreto avevamo previsto più tutele per le famiglie con minori e componenti disabili (per esempio relativamente alla distanza chilometrica della proposta di lavoro). Questi dati ci rendono ancora più orgogliosi e sicuri di avere agito nel modo giusto.
ALTRO CHE “MISURA PER GLI STRANIERI”…
“Quanto alla nazionalità del richiedente – spiega poi l’Osservatorio – nel 90% dei casi la prestazione risulta erogata a un italiano”. Un altro 3% è destinato a cittadini europei e solo nel 6% dei casi l’interessato è un cittadino extra-comunitario in possesso di permesso di soggiorno (il rimanente 1% risulta essere un familiare dei precedenti).
Merita una riflessione anche l’ammontare erogato – bisogna ricordarlo – a fronte di un percorso di inclusione (sociale, lavorativo, formativo, di ricerca di lavoro) nel quale il richiedente viene inserito attraverso i centri per l’impiego e i Comuni.
TUTT’ALTRA STORIA RISPETTO AL REI
Il Reddito/Pensione di Cittadinanza – che per quasi il 40% finisce nelle regioni del Centro-Nord – si aggira mediamente attorno ai 498 euro. Come certifica Inps si tratta di un valore “decisamente più alto” rispetto a quello garantito dal “Reddito di inclusione” (Rei). Significa che stiamo facendo “regali”? Che stiamo destinando somme più alte del dovuto? Al contrario.
Il Reddito di Cittadinanza integra il reddito familiare e consente di non scendere mai sotto la soglia di povertà assoluta certificata da Eurostat (780 euro). Ne consegue che era il Rei – timidamente introdotto in extremis da Renzi al termine della scorsa Legislatura – a non poter essere considerato un vero e proprio strumento di lotta alla povertà.
Il quadro che esce dall’analisi Inps, insomma, è ben diverso da quello sventolato dai vari Renzi, Berlusconi, Calenda, Boschi, Meloni, Fornero, Monti, Cottarelli. E’ infinita la passerella di chi per mesi ha puntato il dito contro famiglie, giovani, portatori di handicap, lavoratori, disoccupati. Per fortuna ci pensa la realtà a riportare con i piedi per terra questa gente, a cui piace l’allarme del “rischio di divano” guardandosene però bene bene dal mollare… la propria poltrona.