Il Rapporto Migrantes 2017 ha sempre più l’aria di un bollettino di guerra. Sono 124 mila gli italiani espatriati lo scorso anno per cercar fortuna all’estero, in aumento del 15,4%. Di questi, quasi il 40% sono giovani tra i 18 e i 34 anni. Pensate che dal 2006 la mobilità italiana è aumentata addirittura del 60,1%!
Mentre il nostro Paese ha sempre più bisogno di politiche demografiche per contrastare il fenomeno della denatalità e i costi sociali dovuti all’invecchiamento della popolazione, il Governo è immobile dinanzi a questa emorragia.
È inaccettabile che lo Stato italiano spenda miliardi di euro ogni anno per formare i nostri giovani che si trovano invece costretti a emigrare all’estero facendo crescere il “Prodotto Interno Lordo” dei nostri “competitor”.
Quando ci dicono che la disoccupazione giovanile è in diminuzione non ci stanno raccontando la verità, perché quei dati sono drogati dalla precarietà dei contratti e dai giovani che persa ogni speranza se ne vanno dall’Italia. L’unica cosa certa è che tra disoccupati, inattivi e sottoccupati la percentuale sfonda il 50%.
Quindi cosa fare? Sicuramente permettere un miglior ricambio generazionale nei luoghi di lavoro dove la Legge Fornero a pieno regime ci costringerà a lavorare fino all’età di 70 anni. Sicuramente incentivare una riduzione dell’orario di lavoro come nella media europea – gli italiani lavorano circa 350 ore all’anno in più dei tedeschi – che si tradurrebbe in un abbattimento dei tassi di disoccupazione. Sicuramente un investimento serio nelle politiche attive, che hanno il compito e il dovere di formare giovani e meno giovani, e di garantire un reddito per potersi autodeterminare. Perché con un reddito si può provare ad aprire una start up, si può riprendere un percorso di studi lasciato a metà, si può provare la strada dei lavori creativi che saranno il futuro della nostra società.
Tutti punti presenti nel programma di Governo del Movimento 5 Stelle.