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In queste ore stiamo assistendo a un fuoco di fila dei maggiori sindacati contro il MoVimento 5 Stelle. Stavolta l’occasione è stata offerta dalle dichiarazioni di Luigi Di Maio, che ieri a Torino ha legittimamente toccato il tasto dei sindacati e della necessità che questi si riformino.

Ecco le sole ragioni per cui la Troika sindacale teme il MoVimento 5 Stelle.

IN SINTESI

  • Abbiamo proposto una nuova forma di democrazia sindacale per eliminare il monopolio delle trattative sindacali della Triplice e per superare l’accordo interconfederale del 31 maggio 2013 e 10 gennaio 2014, che di fatto ha escluso dai tavoli le sigle non allineate.
  • Abbiamo proposto l’eliminazione di alcuni privilegi per riportare il sindacato al ruolo originario di rappresentante dei diritti dei lavoratori (e non di struttura di potere) promuovendo il principio secondo cui il sindacato si deve sostenere principalmente con il tesseramento dei suoi iscritti e in totale trasparenza.
  • Infine, abbiamo proposto l’implementazione di strumenti di partecipazione direttamente nelle mani dei lavoratori, senza eliminare quelle che sono le prerogative sindacali delle relazioni di carattere rivendicativo.

NEL DETTAGLIO

  • Un intervento in materia di rappresentanza e rappresentatività sindacale al fine di garantire ai lavoratori il diritto di eleggere le proprie rappresentanze sindacali e di essere eleggibili con libera competizione tra tutte le organizzazioni, indipendentemente dall’aver firmato l’accordo sindacale con la controparte.
    Oggi, in seguito all’accordo interconfederale sulla rappresentanza del 31 maggio 2013 e del 10 gennaio 2014 (siglato da CGIL CISL UIL e Confindustria), al tavolo delle trattative sindacali siedono solo i confederali, escludendo di fatto le sigle sindacali che non hanno accettato l’accordo. Questo accordo ha creato un problema di democrazia sindacale, soprattutto se pensiamo a tutti quei contesti aziendali in cui il numero degli iscritti delle organizzazioni minori superano di gran lunga quello della Triplice.
  • Oggi il sindacato si occupa molto più della struttura di potere anziché della tutela dei lavoratori. Gestisce migliaia di centri di assistenza fiscale, si occupa di formazione, fondi pensione ed enti bilaterali: tutto ciò senza un reale controllo dello Stato e senza alcun reale obbligo di rendicontazione. Si stima che nel 2015 la Triplice abbia ottenuto ricavi per circa 2,2 miliardi di euro che però non si trovano in alcun bilancio pubblico, in quanto queste corporazioni presentano un semplice rendiconto e non un bilancio consolidato.
    Oltre a ciò si aggiunge quella particolare abitudine di una certa dirigenza sindacale di ritrovarsi nominata in qualche Consiglio di amministrazione di importanti società private, oppure come dirigente politico di qualche partito e di fronte all’incoerenza di passare da rappresentanti dei diritti e delle tutele dei lavoratori, a tagliatori di teste, o addirittura rappresentanti del Governo promotori di politiche schiavizzanti nei confronti degli stessi lavoratori.

Queste le premesse dei punti relativi ai seguenti privilegi sindacali:

  • STOP ai bilanci opachi senza obblighi di trasparenza;
  • STOP ai finanziamenti pubblici e alle quote di servizio dei contratti e degli enti bilaterali;
  • STOP all’esercizio di Caf e Patronati senza alcun reale controllo pubblico;
  • STOP al rinnovo automatico delle tessere degli iscritti al sindacato;
  • STOP ai distacchi retribuiti se non sono legati alla effettiva rappresentanza nei luoghi di lavoro;
  • STOP ai sindacalisti carrieristi della politica e nei consigli di amministrazione e gestione delle aziende;

PIÙ DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE

Il terzo e ultimo tema riguarda le forme di partecipazione diretta dei lavoratori nei luoghi di lavoro, che assieme al secondo punto è stato travisato dai media per un superamento dello strumento del sindacato.

In realtà le forme di partecipazione diretta prese in esame riguardano principalmente l’organizzazione e la governance aziendale. Quindi non si mettono in discussione le prerogative del sindacato come le relazioni sindacali o la contrattazione collettiva, ma vengono solamente implementati gli strumenti di coinvolgimento e di partecipazione alle scelte aziendali per i lavoratori, al fine di incentivare un modello di tipo collaborativo. Questo grazie a forme di responsabilizzazione del management, che dovrà tener conto del contributo di conoscenze di tutti, promuovendo la trasparenza nelle scelte aziendali.

Qui di seguito le opzioni discusse in rete:

  • poter esprimere la propria posizione su come è organizzato il lavoro, anche attraverso suggerimenti di cui il management deve tenere conto;
  • poter partecipare a gruppi di miglioramento, composti da lavoratori, per l’innovazione organizzativa e la qualità del lavoro;
  • avere spazio di scelta sul proprio orario di lavoro (orario scelto);
  • avere dei rappresentanti eletti direttamente da tutti i lavoratori per la gestione quotidiana dei problemi organizzativi con l’azienda;
  • avere dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione per discutere la strategia e le risorse aziendali (per esempio: Consigli di Sorveglianza presenti in Germania);
  • poter partecipare agli utili d’impresa.

Il mio intervento sul tema dei sindacati durante la presentazione del Programma Lavoro del MoVimento 5 Stelle.