Trovo di una infinita desolazione la lettera che Vittorio Moretti ha scritto ai suoi dipendenti per convincerli a votare SÌ al referendum del 29 maggio riguardante l’ampliamento del centro commerciale “Le Porte Franche” di Erbusco (Brescia).
Mi spiace dirlo, ma sa molto di “ricatto morale”.
Come se non ci fossero alternative alla realizzazione di nuovi e inutili mostri di cemento.
Come se il nostro bellissimo territorio franciacortino non fosse già sufficientemente martoriato da irresponsabili colate di cemento.
Come se la questione occupazionale riguardasse “solo” le società di Moretti.
Come se i posti di lavoro che invece si sono persi grazie a “Le Porte Franche 1” realizzate dallo stesso Moretti non contassero nulla: mi riferisco alle numerose attività commerciali polverizzate nel corso degli anni dalla grande distribuzione.
Come se gli stessi lavoratori delle “Porte Franche” non vivessero nella paura di perdere il posto di lavoro perché messi in “concorrenza interna” con i nuovi negozi che sorgerebbero all’interno di “Porte Franche 2”.
Conosco bene il mondo dell’edilizia. Mio padre, da lavoratore dipendente, ci ha lavorato per 40 anni. L’edilizia è in crisi da decenni ormai. Il cemento è superato, soprattutto in un paese iper-cementificato come il nostro. Basterebbe investire in ristrutturazioni, riqualificazione e riefficientamento energetico per rilanciare l’edilizia senza consumare un centimetro quadrato di suolo.
Secondo il Cresme (Centro di ricerche di mercato, servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell’edilizia) per ogni miliardo di euro investito in questo senso si creerebbero 18.000 posti di lavoro.
Spero i lavoratori di Moretti non si facciano condizionare da questa lettera, e colgo l’occasione per invitarli all’agorà pubblica che terremo domani alle 15.00 a Villa Pedergnano (Erbusco), in via San Giorgio n.15, così da poterci confrontare serenamente.
Non mancate e passate parola se potete!
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