CARO RETTORE, LA INVITIAMO A FARE UN PASSO INDIETRO
Sergio Pecorelli – presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (sospeso pochi giorni fa per conflitto d’interessi) e rettore dell’Università degli Studi di Brescia – è indagato con l’accusa di «Ipotesi di abuso d’ufficio in relazione alla selezione di una collaboratrice dell’Università».
Secondo la Guardia di Finanza, Elisa Gregorini – ex segretaria particolare di Mariastella Gelmini (ministro dell’Istruzione nell’ultimo governo Berlusconi) – sarebbe stata assunta senza requisiti sia all’Aifa che all’ateneo bresciano per 30mila euro annui.
La superfunzionaria ha sì vinto un concorso per un posto all’Università di Brescia, ma gli inquirenti hanno riscontrato delle irregolarità nella procedura di selezione: i requisiti di “alta qualificazione, autonomia ed eccezionalità” (previsti in caso di conferimento di incarichi a figure professionali esterne all’ente) non
sarebbero rispettati.
Non solo.
In virtù del bando concorsuale, Gregorini avrebbe dovuto intrattenere «relazioni pubbliche internazionali al fine di promuovere l’ampliamento geografico e istituzionale degli accordi di collaborazione finalizzati alla nuova mission dell’Ateneo e al suo progetto strategico Health&Wealth».
Pare invece che abbia svolto una semplice attività di segreteria.
Come se non bastasse, apprendiamo dal Fatto Quotidiano che Sergio Pecorelli, già professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia, risulta essere in pensione dal 31 ottobre 2014, data in cui è scaduto anche il suo mandato di rettore. Secondo la legge Gelmini (240/2010), infatti, il rettore può essere eletto solo “tra i
professori ordinari in servizio” .
Eppure è ancora in carica, e senza alcun decreto ministeriale di proroga. A garantirgli la poltrona sembra essere stata una semplice lettera amministrativa interna, inviata il 9 ottobre 2014 dal direttore generale dell’Università di Brescia, Enrico Periti: «Si comunica alle Signorie Loro (…) che il mandato del Rettore, prof.
Sergio Pecorelli, terminerà alla data del 31-10-2016».
Ora, la domanda sorge spontanea: può un indagato per abuso d’ufficio – già sospeso da una carica di presidente per conflitto d’interessi – rappresentare con onore, autorevolezza e rispettabilità un ente tanto importante per la cultura e lo sviluppo del Paese qual è l’Università degli Studi di Brescia? Può un indagato per abuso d’ufficio rivestire il ruolo di rettore in un’Università, che dovrebbe essere tempio della conoscenza, dell’impegno e del merito?
Per noi la risposta è semplice: NO.
Pecorelli abbia la decenza di dimettersi, e di liberare l’Università di Brescia dalle ombre che questa vicenda porta con sé.
Studenti e docenti meritano altri esempi.