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Affrontare sul piano politico questioni che toccano il dolore delle persone è sempre pericoloso. Ci si trova in equilibrio tra il bisogno di essere lucidi e razionali da una parte e, dall’altra, la necessità di non dimenticare mai il volto, le storie, i sentimenti e le emozioni di chi è coinvolto. Ma quanto più una vicenda è dolorosa, tanto più risulta doveroso analizzarne ogni aspetto e raccogliere giuste informazioni per arrivare alla giustizia.

2017.11.23 - Omicidio Bani - La Tunisia non collabora (GdB)

Omicidio Bani: dalla Tunisia nessuna collaborazione (Giornale di Brescia)

Faccio questa premessa perché ci sono aggiornamenti sul caso dell’omicidio di Daniela Bani, la mia compaesana uccisa il 22 settembre 2014 dal marito tunisino Mootaz Chaanbi (abbiamo abitato da sempre nello stesso palazzo).

Ieri pomeriggio, 21 novembre 2017, il sottosegretario Gennaro Migliore ha risposto in Commissione Giustizia all’interrogazione con cui un mese prima chiedevo aggiornamenti circa lo stato delle ricerche dell’assassino, fuggito in Tunisia poche ore dopo il delitto. Sostanzialmente Mootaz continua a essere libero nel suo Paese perché le autorità tunisine non collaborano e non rispondono alle richieste del Governo italiano. Dall’ufficio dell’Interpol a Tunisi non si hanno notizie sulla sua localizzazione.

Con maggiori dettagli rispetto a quelli anticipati alcune settimane fa, emerge anche che in base a una Convenzione risalente al 1967 né l’Italia né la Tunisia estradano i propri cittadini in caso di gravi delitti. Le autorità di ciascuno Stato possono semmai adoperarsi a perseguire penalmente un proprio cittadino (cioè ad avviare un nuovo processo) a fronte di una richiesta ben documentata inviata dalle autorità del Paese opposto. Il Ministero italiano si dice intenzionato a inviare questa richiesta quando Mootaz sarà localizzato. La verità è che questo sarà quasi impossibile proprio a causa della mancata collaborazione delle istituzioni e delle forze di polizia tunisine.

2017.11.23 - Omicidio Bani - Pressing dei M5S (Corriere Brescia)

Omicidio Bani: il killer non si trova, pressing M5S (Corriere Brescia)

Il quadro normativo non è certo favorevole e apprezzo il fatto che il Ministero dica di essere alle prese con il tentativo di migliorare gli accordi attualmente vigenti. Una sola cosa mi chiedo: davvero l’Italia, l’ottava potenza economica al mondo, non riesce a far valere il proprio peso? Non sarebbe il caso di mostrarci più intraprendenti e più determinati?

Devo infatti ricordare che le sollecitazioni inviate a Tunisi da parte del Governo italiano sono state spedite il 20 settembre 2017, dopo ben tre anni di distanza dal misfatto, ovvero dopo l’incontro, da me richiesto, con il sottosegretario Cosimo Ferri, che pure è stato molto disponibile. Inoltre non è stato piacevole né per me, né per la famiglia, venire a sapere che a luglio l’ambasciata tunisina in Italia non risultava informata dei fatti e della sentenza di primo grado che condanna Mootaz Chaanbi a 30 anni di carcere.

Non invidio chi si deve occupare di questo groviglio burocratico internazionale. Vorrei solo che le istituzioni non smettessero mai di essere umane e che dimostrassero sempre la massima vicinanza e attenzione alle vittime. Per questo ieri in Commissione ho voluto fare presente che gli indennizzi previsti dal Fondo vittime sono ancora irrisori. Soprattuto per chi, come i genitori e la famiglia di Daniela, sa che da Mootaz non avrà alcun risarcimento e si trova oggi a crescere due figli minorenni senza alcuna protezione.


La seduta della Commissione Giustizia del 21 novembre 2017.


Il testo dell’interrogazione presentata in Commissione Giustizia.

Download (PDF, 53KB)


La risposta del Ministero all’interrogazione.

Download (PDF, 38KB)