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Sento ridere dei navigator da quando Luigi Di Maio, da Ministro del Lavoro, ne parlò apertamente a “Porta a Porta”. Era il dicembre del 2018 e il primo Governo Conte era iniziato da poco, ma al Ministero stavamo già lavorando per costruire un vero sistema per le politiche attive del lavoro, fondamentale per avvicinare chi cerca un’occupazione e chi la offre.

Del resto una riforma dei centri per l’impiego l’abbiamo chiesta per anni dai banchi dell’opposizione. In Italia fino al 2017 il rapporto tra operatori e disoccupati era di 1:300, in Francia di 1:65, nel Regno Unito di 1:30, in Germania di 1:24. Prima del nostro arrivo al Governo nei nostri servizi pubblici per l’impiego si spendevano solo 100 euro per abitante, ben lontani dai 3.700 euro pro capite della Germania!

Se i più importanti Paesi europei difendono con i denti il ruolo dello Stato nella regolazione del mercato del lavoro, perché noi no? Perché fino a tre anni fa il 48% dei disoccupati europei cercava lavoro nei centri per l’impiego mentre in Italia solo il 28%? Perché da noi quasi tutto è stato lasciato nelle mani delle agenzie private?

La “rivoluzione” a cui abbiamo dato vita ci ha sottoposto a costanti attacchi e purtroppo è stato anche per i navigator: 3.000 giovani motivati, estremamente qualificati, laureati con il massimo dei voti e possessori di master, assunti a tempo record proprio per potenziare i Cpi. Oggi però le critiche e le accuse hanno raggiunto livelli inaccettabili, con raffiche di falsità della peggior specie:

  • E’ FALSO dire che durante il lockdown non hanno lavorato: lo hanno fatto in smart working e senza sosta, come tutti i dipendenti pubblici e molti altri del settore privato;
  • E’ FALSO dire che finora non hanno fatto nulla: sono entrati in servizio da settembre e in pochi mesi, continuando un intenso programma di formazione specifica, hanno mappato un numero incredibile di percettori di RdC convocandone 1 milione e portandone 819 mila alla sottoscrizione del “Patto per il lavoro”;
  • E’ FALSO dire che non hanno ottenuto risultati per l’occupazione: solo in Sicilia grazie ai navigator sono 15 mila le persone che hanno trovato un lavoro; e perché non raccontare che in Puglia Anpal ha siglato un accordo per la ricollocazione di 400 percettori di RdC con un’importante azienda del settore agroalimentare?

E’ del tutto fuorviante anche ciò che ha sostenuto la Corte dei Conti, ovvero che “solo” il 2% dei percettori di Reddito di Cittadinanza ha trovato lavoro. Tra i beneficiari ci sono infatti centinaia di migliaia di minori, disabili non occupabili, anziani e altri inabili al lavoro: tutti non conteggiabili in questa percentuale.

A ogni modo, se 65 mila percettori avevano trovato un impiego già a febbraio, sono sicuro che a breve questo numero aumenterà esponenzialmente nonostante il lockdown.

Anche grazie al presidente Mimmo Parisi stiamo costruendo un’infrastruttura che deve colmare anni di ritardo e come ogni grande riforma potremo valutarla solo tra qualche anno. Oggi le critiche e le accuse mostrano solo una grande stupidità e, in alcuni casi, la malafede di chi ha in mente solo le poltrone e cerca di conservare lo status quo.

Il nostro compito è proseguire lungo strada già imboccata, con la volontà di estendere gli strumenti di protezione sociale e di costruire un modello di ricollocazione e formazione capace di accompagnarci nelle trasformazioni del mondo del lavoro. Non ci riusciremo in un giorno, ma è a questo che dobbiamo puntare con il massimo impegno.



Confronto con il navigator Simone Micocci sul tema delle politiche attive del lavoro (martedì 7 luglio 2020, Money.it)