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Moltissimi navigator in queste ore mi stanno scrivendo preoccupati per il loro destino.

Il mio pensiero in merito all’importanza del loro ruolo e della funzione sociale che quotidianamente esercitano è nota da tempo.

Del resto – lasciatemelo dire – sono stato praticamente il solo a difendere la loro figura. Scelta sicuramente non semplice, soprattutto quando si sente un coro unanime nel definire quel progetto fallimentare e un silenzio assordante da parte di chi li dovrebbe sostenere.

Sono stati apostrofati nel peggiore dei modi dalla politica, da giornalisti e opinionisti da salotto televisivo e di conseguenza dall’opinione pubblica. Tra l’altro senza conoscere minimamente le attività che svolgono e il livello di competenza di ognuno di loro.

Non c’è niente da fare, in questo Paese continua a regnare l’ipocrisia.

Si parla tanto di quanto i giovani debbano essere valorizzati, di quanto il merito debba essere riconosciuto, di quanto occorra investire nelle competenze e nelle professionalità, di quanto le donne meritino maggiore considerazione nel mondo del lavoro ma quando a queste parole si dovrebbe dar seguito ci si volta dall’altra parte o peggio ancora si svilisce l’operato di 3.000 ragazzi/e.

Perché stiamo proprio parlando di GIOVANI: l’età media di un Navigator è 35 anni.
Perché stiamo parlando di ragazzi MERITEVOLI: tutti i Navigator hanno una laurea magistrale con un voto medio di 107/110.
Perché stiamo parlando di PROFESSIONISTI COMPETENTI: i Navigator sono psicologi, giuristi, economisti, sociologi e via di seguito.
Perché stiamo parlando di DONNE: il 70% dei Navigator è donna.

Inutile ripetere per l’ennesima volta il fondamentale contributo che apportano alle politiche attive del nostro Paese incancrenite da decenni, ma lo voglio fare comunque.

I Navigator supportano gli operatori dei Centri per l’Impiego nella realizzazione di un percorso che coinvolga i beneficiari del Reddito di Cittadinanza dalla prima convocazione fino all’accettazione di un’offerta di lavoro congrua.

Durante il primo appuntamento vengono completate le attività di verifica preliminare dei requisiti, e vengono raccolte le informazioni sul nucleo familiare.

Alla data di luglio, nonostante qualche resistenza politica e dirigenziale e nel bel mezzo di una pandemia, 775 mila sono stati già convocati e colloquiati, vale a dire il 75% dei beneficiari considerati occupabili.

Passiamo quindi alle fasi operative e al “cosa fanno questi navigator”:

  • lavorano al “Patto per il Lavoro“, ossia un percorso di accompagnamento all’inserimento lavorativo personalizzato per ogni singolo beneficiario;
  • registrano le esigenze e aspettative della persona, per poi analizzare le caratteristiche del mercato del lavoro di riferimento, con i suoi specifici trend occupazionali e professionali;
  • creano una mappa delle opportunità, degli incentivi e dell’offerta formativa, e assieme al beneficiario definiscono le attività propedeutiche all’inserimento lavorativo.

Una volta sottoscritto il “Patto per il Lavoro” ne controllano l’attuazione:

  • organizzano incontri di verifica delle azioni svolte dai beneficiari;
  • forniscono ai beneficiari supporto operativo e motivazionale;
  • verificano il rispetto della normativa e degli impegni assunti dai beneficiari;
  • organizzano laboratori di ricerca attiva del lavoro e a scegliere strumenti e metodologie per condurli al meglio.

La firma del “Patto” permette ad Anpal di assegnare al beneficiario l’Assegno di Ricollocazione, ed è compito dei Navigator assistere i centri per l’impiego nella definizione del programma previsto nell’ambito del servizio di assistenza alla ricollocazione (Programma di Ricerca Intensiva).

L’ultimo step è la proposta al beneficiario di un’offerta congrua di lavoro.

CpI e Navigator lavorano per:

  • cercare e selezionare le opportunità più adatte per ogni singolo beneficiario;
  • fornire consulenza ai referenti aziendali su possibili soluzioni contrattuali, incentivi e agevolazioni;
  • supportare le aziende tramite un’attività di preselezione;
  • monitorare l’andamento del rapporto lavorativo e la soddisfazione di beneficiari e aziende.

Ed è grazie a tutte queste attività se ad oggi 200 mila beneficiari di reddito hanno avuto almeno un contratto di lavoro! Circa il 20% dei cosiddetti “occupabili”! E tenete presente che stiamo parlando di disoccupati di lunga durata, persone con scarse competenze e prevalentemente senza un titolo di studio. Nella maggior parte dei casi sprovvisti di auto e di patente di guida!

Occupare anche una sola di queste persone è un’impresa titanica, teniamolo presente!

Detto ciò, ribadisco che il progetto Navigator è una grandissima occasione per il nostro Paese insieme al percorso di nuove assunzioni presso i centri per l’impiego.

Penso che i Navigator non andrebbero azzerati, ma al contrario andrebbe aggiunto uno zero: da 3.000 dovrebbero passare a 30.000 e in Italia avremmo comunque la metà delle risorse umane che la Germania impiega per le politiche attive del lavoro.

Io mi sento di chiedere scusa per il trattamento che questi giovani stanno subendo.

Sto facendo da tempo la mia parte cercando di restituire un po’ di verità rispetto al mare di falsità in cui navighiamo, ma le scelte sul loro futuro non competono a me.

Posso solo sperare che la mia voce insieme alla loro venga finalmente ascoltata. Non si tratta di realizzare le aspettative di questi professionisti, bensì di investire in un progetto iniziato poco più di un anno fa che potrebbe rivoluzionare un mercato del lavoro vecchio, disorganizzato ma ricco di nuove opportunità.