- Sì, avevo presentato un emendamento alla Legge di Bilancio che prevedeva la proroga, ma prima del voto mi è stato riferito che c’era un parere contrario della Ragioneria dello Stato perché le coperture non sarebbero state corrette. O meglio, le coperture della riformulazione del Ministero del Lavoro non lo erano a parere della RGS. Il mio emendamento così come presentato era tecnicamente ineccepibile e aveva passato senza problemi il vaglio tecnico della Commissione Bilancio;
- Non mi sono comunque voluto arrendere e ho fatto il possibile durante tutta la giornata del 19 dicembre per farmi produrre delle relazioni tecniche che supportassero al meglio la riformulazione del Ministero del Lavoro (compito non mio). I tempi erano stretti, sul mio cellulare a fine serata ho contato nel registro ben 43 telefonate. Bene, ogni volta che predisponevo una risposta tecnica ne veniva contrapposta una che definirei di circostanza e che mi ha fatto ben comprendere quanto le resistenze fossero prima di tutto politiche;
- A questo punto ho proposto soluzione analoga per l’esame in Aula della Legge di Bilancio mettendo nelle condizioni il Governo di accettare il cosiddetto “ordine del giorno” (sottoscritto da tutti i colleghi M5S della Commissione Lavoro) seppur con un “impegno debole“. Ho accettato la riformulazione e ho evitato di farmelo bocciare a differenza di un collega del gruppo misto che ha insistito affinché l’Aula si esprimesse con un voto sul suo odg analogo al mio. Risultato? L’assemblea parlamentare ha respinto il suo odg praticamente all’unanimità (maggioranza e opposizione assieme), evento più unico che raro! Danneggiando un lavoro che ho cercato di portare avanti in maniera certosina fin dall’inizio rispetto a un tema che non solo ritengo di conoscere, ma che sento nostro come M5S.
Proprio quando ero Sottosegretario per il Lavoro avevo creduto e difeso questo progetto fin dalla sua genesi in quanto legato alla più grande misura sociale realizzata negli ultimi decenni in questo Paese: il REDDITO DI CITTADINANZA.
ORA CHE FARE? I Navigator hanno portato risultati incredibili, ho più volte relazionato sui numeri impressionanti rispetto ai beneficiari di reddito ricollocati (352.000!).
L’hanno fatto in un periodo di tempo estremamente limitato se giustamente non consideriamo la fase di selezione e di formazione e la fase di lockdown in cui le attività all’interno dei centri per l’impiego sono state per legge limitate. Ciò significa che il reale potenziale del progetto Navigator ancora non l’abbiamo potuto misurare. Quindi che senso avrebbe interrompere tutto, ora e in questo modo?
I percettori di Reddito che avevano come punto di riferimento il proprio Navigator a chi si potranno rivolgere?
Anche se il tempo stringe, da qui ad aprile ci saranno altre occasioni per sanare dal punto di vista normativo questa questione e farò il possibile per fare la mia parte, come sempre del resto. Senza spettacolarizzare, illudere e giocare con la vita di 2.700 professionisti.
In questa battaglia i Navigator non sono soli, ci sono tanti colleghi/e che si stanno adoperando senza farsi pubblicità. Il contesto politico non è dei migliori, è doveroso ammetterlo, ma con il bisturi solitamente si ottengono risultati migliori rispetto all’impiego dell’accetta.
Ne approfitto per ringraziare i Navigator che nonostante l’insulto mediatico quotidiano, le offese, le diffamazioni di opinionisti e politici continuano a operare con il massimo impegno dimostrando uno stoicismo da cui prendere esempio.
Grazie.