Il fatto che in un anno la pandemia abbia fatto crescere i poveri assoluti persino al Nord (dal 6,1% al 7,8% secondo i dati Istat di ieri) dovrebbe spalancare gli occhi anche i detrattori più incalliti del Reddito di Cittadinanza.
Questi numeri non fanno che dimostrarci che la povertà non guarda in faccia a nessuno e che colpisce indipendentemente dall’area geografica, dalla condizione sociale, dalle tessere di partito.
Per anni, tra l’altro, chi sprofondava nella miseria ha spesso potuto trovare aiuto solo negli enti di carità e nelle associazioni di volontariato, chiamate a offrire una doccia o un pasto caldo alle persone più disparate: migliaia di lavoratori rimasti senza occupazione, senza soldi e senza casa; un’orda di piccoli imprenditori travolti dalla crisi dopo una vita di duro lavoro e finiti in depressione; un esercito di famiglie e di persone disagiate dimenticate dalle istituzioni, dai servizi sociali, dalla politica.
Il Reddito di Cittadinanza è stato la prima misura che abbia tenuto conto del rischio generalizzato e il primo intervento di welfare pensato per ridare fiducia e dignità a chiunque si fosse trovato in estrema difficoltà. E’ stata, di fatto, la prima misura capace di ricostruire un ponte tra le istituzioni e le persone, tra i cittadini e lo Stato.
Che fosse la via giusta ce lo disse sempre l’Istat un anno fa, raccontandoci come nel 2019 il RdC fosse riuscito a portare l’indice di povertà assoluta dal 7% al 6,4% in soli sei mesi. Cosa sarebbe successo se in pandemia non fosse esistito? I poveri assoluti sarebbero raddoppiati o addirittura triplicati, e la bomba sociale sarebbe definitivamente esplosa. Questa è la verità.
Ci sono ancora molte persone da raggiungere, ma lo sforzo che stiamo compiendo lo dimostrano anche i risultati raggiunti da Inps, che da mesi grazie all’impegno di Pasquale Tridico è letteralmente sceso in strada per intercettare e aiutare i poveri vecchi e nuovi direttamente nei luoghi dove trovano un primo rifugio.
Da adesso, per esempio, oltre ottomila volontari della Caritas della Lombardia faranno da ponte tra gli sportelli di ascolto e l’Inps, aiutando i più poveri – i senzatetto, gli emarginati e tutti coloro che hanno difficoltà con le burocrazie – ad accedere al Reddito di Cittadinanza e alle altre forme di sostegno a cui potrebbero avere diritto: invalidità, pensione sociale, cassa integrazione.
Non vogliamo accontentarci di dare un pasto caldo a chi è in difficoltà. Vogliamo invece che tutti i cittadini sappiano di poter contare su un welfare più equo, più giusto, più umano. E’ a questo che stiamo lavorando fin dal primo giorno.