Sono molte le battaglie che fanno rumore e fanno parlare per giorni. Ma per chi le conduce la soddisfazione non è nel clamore, bensì nella certezza di avere impiegato il proprio tempo per risolvere problemi concreti, importanti nella vita delle persone. Battaglie di civiltà.
Una di queste riguarda la Legge 104, ovvero la legge che concede ai lavoratori la possibilità di assistere per tre giorni al mese i propri familiari, se a questi è riconosciuto un handicap grave.
Si tratta di un diritto introdotto nel 1992, ma con il passare del tempo e per effetto di una serie di interventi normativi si è creata una situazione per la quale non tutti i lavoratori possono esercitarlo allo stesso modo.
Per fare un esempio, i contratti collettivi nazionali del comparto Scuola e del comparto Sanità e Università non prevedono la possibilità per i dipendenti di “spezzettare” in ore questi permessi; facoltà che è invece prevista per i dipendenti del comparto Ministeri e del comparto Regioni e Autonomie locali.
I tre giorni di permesso – fruibili sia dal lavoratore disabile per se stesso, sia dal familiare che presta assistenza – possono essere fruiti anche in modo frazionato solo dai dipendenti del settore privato e dai dipendenti di alcuni comparti.
Insomma, nel tempo si è venuta a creare una disuguaglianza tra lavoratori. Per questo martedì 2 agosto 2016 ho depositato una risoluzione con cui, insieme ad altri otto colleghi e soprattutto grazie al fondamentale Matteo Mantero, ricostruiamo il quadro normativo e chiediamo di avviare iniziative legislative per far sì che il diritto ad adattare i permessi venga riconosciuto a tutti i lavoratori, indipendentemente dal Contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento.
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Se vuoi sapere i dettagli della risoluzione sulla Legge 104 leggi il testo integrale.
La notizia sulla nostra risoluzione pubblicata da www.quotidianosanita.it.
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