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Come vi avevo anticipato restando nel vago, domenica 16 ottobre con gli amici M5S Chiara Gagnarli (Commissione Agricoltura della Camera), Giampietro Maccabiani (Commissione Agricoltura della Regione) e l’infaticabile Omar Legrenzi (membro del gruppo “Chiari 5 Stelle”) ho partecipato ad alcune attività antibracconaggio.

Per tutti, sveglia nel cuore della notte e ritrovo a Iseo per portarci sui monti del Lago d’Iseo insieme agli attivisti del Cabs e agli uomini del Corpo Forestale dello Stato, sulle tracce del bracconaggio bresciano. Insieme abbiamo effettuato appostamenti e osservazioni nell’immobilità totale, facendoci un’idea di come funziona la cattura dei piccoli uccelli protetti. Studi recenti, nazionali e internazionali, inseriscono le prealpi bresciane e bergamasche nelle “sette zone calde” del bracconaggio italiano. La “maglia nera” è assegnata all’unanimità alla Provincia di Brescia.

Poche ore dopo, in Val Camonica, un bracconiere è stato fermato e denunciato. A lui sono stati sequestrati quattro esemplari non cacciabili di cui due superprotetti dalla Convenzione di Berna. Nonostante l’evidenza e la gravità del fatto, gli uomini della Forestale sono stati ripetutamente insultati e offesi da cacciatori accorsi in sostegno del collega: una scena deprimente e preoccupante, che testimonia di una scarsa disponibilità di molti cacciatori ad accettare le regole nazionali e comunitarie. Non tutti i cacciatori sono così, per fortuna, ma tutto questo accadeva mentre, in un orario in cui a volare sono tendenzialmente solo le specie protette, i colpi delle doppiette echeggiavano per tutta la Val Camonica.

Nella breve intervista rilasciata al Tg di Telecolor ho accennato ad alcuni di questi aspetti, tema anche di una mia recente interrogazione. Il bracconaggio è una ferita profonda per tutta la provincia. Contrastarlo è un dovere di tutti.

Leggi il testo della mia interrogazione.

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