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Era il 2016 quando alcune testate giornalistiche ridicolizzavano un mio contributo sul tema della robotica e dell’intelligenza artificiale, tra l’altro stravolgendo completamente il senso del mio post.

Nel frattempo sono passati 4 anni e mezzo – un’era geologica in termini tecnologici – ed Elon Musk con la sua società “Neuralink” ha progettato un congegno pronto per essere installato da un robot chirurgico nella scatola cranica di un essere umano sostituendo un pezzo di osso della dimensione di una moneta, e “collegando” circa centinaia di finissimi cavi alla rete neurale del cervello.

La comunicazione con l’esterno avverrebbe con un sistema wireless basato su tecnologia Bluetooth a bassa energia. Da interfacciare con un computer, o anche con uno smartphone.

La mission raccontata da Elon Musk è più che nobile, ovvero l’applicazione in ambito medico al fine di curare alcune malattie. Ma ci rendiamo conto dell’impatto che potrebbe avere questa nuova frontiera delle biotecnologie se mal applicata?

Certo, fa molta più presa parlare della prostata di Briatore ma andrò avanti nella divulgazione di questi temi, a costo di esser nuovamente sbeffeggiato.

Perché quel che ieri era utopia oggi è realtà e quel che ieri era futuro oggi è presente.