Da ben 17 anni nel Bresciano la legge contro gli incendi boschivi dolosi risulta inapplicata. Con un’interrogazione depositata il 6 aprile ho chiesto a cinque Ministeri (Politiche agricole, Ambiente, Semplificazione, Giustizia, Affari regionali) di darsi una mossa e di farla rispettare, visto che il fenomeno non accenna a diminuire, anzi sembra in crescita.
Stiamo parlando della Legge quadro 353 in base alla quale i Comuni sono tenuti a istituire un apposito Catasto Incendi e a censire le aree percorse da fuoco. Il provvedimento fu voluto per evitare che cacciatori e bracconieri, allevatori e costruttori potessero sottrarre zone boschive trasformandole in aree idonee alla cattura degli animali selvatici, alla pastorizia e all’edificazione. La legge chiede espressamente che sulle aree colpite queste attività vengano vietate per un certo numero di anni.
Pensate che siano preoccupazioni campate per aria? Purtroppo non è così. Secondo le statistiche regionali solo il 2% degli incendi sarebbe accidentale o naturale (54% doloso, 16% colposo, 28% di origine dubbia). Proprio alcuni giorni fa un 23enne camuno è stato arrestato con l’accusa di avere devastato 300 ettari di bosco per potersi dedicare al bracconaggio.
Sono 895 gli ettari inceneriti nei primi due mesi del 2017 (588 nel 2016), il tutto con costi enormi per i cittadini: tra 2014 e 2016 i roghi sono costati alla Lombardia ben 15 milioni e 100 mila euro.
Per diciassette anni, sindaci, prefetti e alti rappresentanti delle istituzioni si sono riuniti ai tavoli tecnici annunciando di voler arginare il problema. Nel frattempo migliaia di ettari sono andati a fuoco e gli inviti ad agire sono diventati lettera morta. Confido che le istituzioni competenti si attivino prima possibile per porre fine a questi fenomeni dolosi che devastano il nostro territorio.