Per l’ennesima volta ci troviamo costretti a difendere il Reddito di Cittadinanza da attacchi gratuiti, valutazioni parziali e vere e proprie omissioni.
Meritano infatti una replica articolata le dichiarazioni fatte dai rappresentanti Cisl di Brescia che oggi, sul quotidiano BresciaOggi, descrivono questa misura come un “flop annunciato” nel quale “non funziona niente”.
1. Il RdC è innanzitutto uno strumento di lotta alla povertà che, proprio come chiedeva l’Europa dal 1992, garantisce un sostegno al reddito ai cittadini in difficoltà. In soli 10 mesi sono state interessate quasi 2,6 milioni di persone, di cui 1,5 milioni vivono in nuclei con minorenni, mentre mezzo milione convivono con un disabile (o sono disabili essi stessi). Evidentemente, concentrarsi su chi può lavorare è fuorviante e riduttivo.
2. La Pensione di Cittadinanza riguarda 142 mila persone su scala nazionale e solo in Lombardia sono 14 mila i nuclei che ne hanno diritto. Anche in questo caso, decine di migliaia di anziani possono continuare a pagare le bollette, a comprare vestiti, a vivere senza rischi di sfratto e ad acquistare cibo senza chiedere la carità. Per una provincia come Brescia (che numero di beneficiari di RdC/PDC è seconda solo a Milano) un grande risultato.
3. Il RdC ha ridotto le disuguaglianze. Come ricordato di recente dal presidente Inps Pasquale Tridico, il coefficiente di Gini utilizzato per misurarle si è ridotto di 0,7 punti e la forbice tra i redditi dei più ricchi e quelli dei più poveri (differenza tra i redditi del 20% più ricco e del 20% più povero) si è ridotta da 6,4 a 5,9 volte.
4. L’investimento di 1 miliardo all’anno nella riforma dei centri per l’impiego; la selezione di 3.000 navigator e la loro assegnazione alle Regioni; la creazione di sistemi e banche dati comunicanti tra gli enti interessati; il potenziamento del sistema dei controlli: sono tutti passaggi compiuti in un arco di tempo rapidissimo. Ciononostante, i navigator hanno quasi concluso la prima fase di convocazione dei beneficiari.
5. La “Fase 2” per cercare di occupare nelle aziende chi potenzialmente è pronto per un lavoro inizierà a breve e riguarderà solo una parte dei percettori di RdC, in particolare chi ha già competenze elevate. E’ del tutto falso, quindi, affermare che “nessuna politica attiva viene effettuata” (ricordo anche che al 10 febbraio 2020 39.760 percettori di reddito risultavano aver trovato un impiego).
6. Con i Progetti Utili alla Collettività (PUC) il Reddito di Cittadinanza consente ai Comuni di coinvolgere i percettori di RdC di una serie infinita di attività: culturali, sociali, artistiche, ambientali, formative o di tutela dei beni Comuni. Per i percettori si tratta di un’importante occasione di inclusione e di sviluppo delle competenze, mentre i Comuni possono monitorare i cittadini bisognosi di aiuto e ampliare le proprie capacità di intervento a favore della cittadinanza. Centinaia di migliaia di persone a disposizione non sono forse una benedizione per tutti, soprattutto per gli enti locali con maggiori limiti di spesa?
7. Il RdC fa emergere il fenomeno della povertà nella sua complessità. I centri per l’impiego stanno intercettando una fetta larghissima di percettori completamente sprovvisti delle competenze di base richieste da un mondo del lavoro evoluto. Il loro inserimento lavorativo sarebbe un fallimento senza un serio programma per la formazione e di questo si sta discutendo nelle diverse sedi istituzionali. Imprese, sindacati, enti locali e operatori di impegnino dunque in uno sforzo comune al fianco delle istituzioni. Slogan e semplificazioni non servono: fanno solo male al Paese e offendono le singole persone.