Alcuni giorni fa è stato presentato un interessante studio sul futuro della Franciacorta, lo splendido territorio collinare che dà il nome al prestigioso vino noto in tutto il mondo.
La ricerca, realizzata dal sociologo Domenico De Masi e commissionato dai produttori del Consorzio, si concentra molto sugli aspetti relativi al mercato di questo prodotto. Emerge, per esempio, la necessità che il “Bollicine” punti a entrare maggiormente in mercati esteri – come quello americano – dove altri celebri vini stranieri continuano a essere dominanti.
Tuttavia le sorti del vino “Franciacorta” sono inevitabilmente legate a una serie di problematiche di cui da tempo il nostro territorio soffre, a partire da un consumo di suolo troppo elevato e crescente. Come argineremo l’inarrestabile comparsa di centri commerciali e di nuovi siti industriali? Come potremo opporci a nuove strade e abitazioni? La Franciacorta è già satura di case e capannoni vuoti: un progetto rigoroso di riutilizzo di questo patrimonio immobiliare inutilizzato è assolutamente necessario.
Purtroppo la cosiddetta legge contro il consumo di suolo varata dalla Regione Lombardia ha troppe “falle” e non arresta affatto le spinte edificatorie. Per non parlare di quanto accade sul piano nazionale, visto che il Governo non ha ancora approvato una legge per contrastare questo drammatico fenomeno.
Non dimentichiamo che la Franciacorta è anche turismo, natura, cultura. Lo è grazie alla presenza di siti storici e archeologici, di ville nobiliari e di castelli, di aree naturali e protette di rilevanza persino europea (come le Torbiere del Sebino). Lo è grazie al suo incredibile paesaggio, vero paradiso per i ciclisti. Lo è, infine, grazie alla presenza del nostro meraviglioso lago d’Iseo, apprezzato in tutta l’Europa ma purtroppo gravemente “malato”. Sul lago bisogna intervenire nella sostanza, non con i soliti spot: il presidente della Regione Roberto Maroni dice che intende renderlo interamente ciclabile, ma visti gli enormi costi e la difficoltà di un intervento di questo tipo dubito che ci creda. E come la mettiamo con il problema del grave inquinamento, di un sistema fognario insufficiente, dell’esplosione di alghe?
Insomma, la Franciacorta del 2027 sarà migliore solo attraverso una serie di azioni congiunte: la conversione al biologico della coltura vitivinicola (da raggiungere prima possibile, non tra dieci anni), l’implementazione della mobilità dolce, l’investimento in strutture ricettive per un turismo di alta qualità, la valorizzazione e la difesa del patrimonio storico, ambientale, naturale e faunistico. Senza dimenticare – anzi mettendo al primo punto – la salute e il benessere di tutti i bresciani che la abitano.
Intervista sul futuro della Franciacorta a Radio Onda d’Urto.