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Questa foto fu personalmente scattata, esattamente due anni fa a Beirut (13 settembre 2022), dall’ultimo piano di un edificio martoriato dai colpi di artiglieria causati dalla guerra civile in Libano (1975-1990).

Ritrae un bambino, molto probabilmente di origini palestinesi, intento a rovistare tra i rifiuti e le macerie. Mi colpì moltissimo perché nemmeno 24 ore prima mi trovavo dall’altra parte del Mediterraneo, in Italia, dove la povertà e la sofferenza purtroppo esistono ma non con la stessa diffusione, intensità e crudeltà dell’indifferenza.

Mi trovavo appunto in Libano con un’associazione di volontariato da sempre impegnata nel portare sostegno alla popolazione palestinese, con l’inseparabile amico nonché collega Davide Tripiedi e il buon collaboratore Corrado Fossati, persona di un’umanità sconfinata.

Perché il Libano, dalla grande Nakba del 1947, ha ospitato oltre 409.000 palestinesi costretti all’esodo di massa dalle proprie case condannando se stessi, i loro figli e i figli dei loro figli a vivere in un grande campo dove le condizioni igienico sanitarie sono a dir poco precarie, dove l’esistenza non è altro che una lotta per la sopravvivenza, dove la dignità umana ha lasciato spazio alla rassegnazione di non poter immaginare una vita al di fuori di un perimetro invalicabile di sofferenza.

La missione umanitaria alla quale prendemmo parte attiva prevedeva principalmente la distribuzione di materiale scolastico proprio al fine di investire nelle future generazioni, proteggerle da eventuali “prospettive pericolose” e offrire loro uno spiraglio di speranza.

Visitammo in lungo e in largo i campi profughi di tutto il Libano. Campi tutt’altro che sicuri, senza forze di sicurezza e scorta al seguito, dove non mancavano milizie che la comunità internazionale definisce terroristiche. Non a caso la Farnesina ci sconsigliò fortemente di partire.

Fu una esperienza segnante, intrapresa a pochi giorni dalle elezioni politiche, a fine legislatura, mentre la maggior parte dei parlamentari dei vari schieramenti erano impegnati a farsi rieleggere o a ricollocarsi da qualche parte.

Un’esperienza che ci spinse nel tentativo di sensibilizzare i colleghi parlamentari in carica e quelli che sarebbero arrivati dopo di noi sulla condizione dei palestinesi sia in patria, sia nei campi profughi. 

Peraltro in un periodo in cui la questione palestinese non era per nulla in voga, anzi, trattare il tema equivaleva a farsi attribuire dalla stampa e dagli avversari politici l’epiteto di “amici dei terroristi”.

Ma sentivamo sulla pelle che la questione Israelo – Palestinese era una polveriera pronta a esplodere e andava affrontata con urgenza, non potevamo sapere né come né quando ma era chiaro che tanta violenza perpetrata così a lungo poteva prima o poi sfociare in qualche cosa di drammatico.

Poco più di un anno dopo, il 7 ottobre 2023, l’attacco di Hamas al rave nel deserto del Negev e nei Kibbutz intorno alla Striscia e l’immediata reazione del governo Netanyahu che ha dato il via a un massacro senza precedenti della storia recente nei confronti dell’inerme popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.

Cosa ci insegnano queste esperienze? 

  1. che non vanno mai temute le conseguenze delle proprie azioni quando si è convinti della bontà delle stesse.
  2. che in politica è fondamentale saper precorrere i tempi, anche al di fuori dei propri confini, senza limitarsi e farsi schiacciare dall’attualità politica. 
  3. che non c’è gioia più grande nel saper anteporre l’interesse collettivo a quello personale.

Infine, che la profonda umanità unita a una caparbietà di ferro anche di una singola persona hanno il potere di permettere la realizzazione di un “piccolo” miracolo, come quello di Davide Tripiedi che in un campo profughi ha conosciuto Talya, una bambina di due anni con gravissimi problemi di salute non affrontabili in Libano e soprattutto in quel contesto. Davide l’ha presa in braccio, se l’è stretta a se e in quel preciso istante ha deciso che avrebbe fatto di tutto per portarla in Italia e farle avere le dovute cure. Ha mobilitato la Farnesina, il Ministero della Difesa, l’Ambasciata italiana in Libano, la Regione Lazio, l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, la Comunità di Sant’Egidio e dio solo sa chi altri ma alla fine è riuscito nell’intento.

Ma questa è un’altra storia ancora…