Tra la metà del 2014 e l’inizio dello scorso anno McDonald’s fece scalpore per l’abuso del tirocinio formativo. La multinazionale americana [highlight]si serviva sistematicamente di una marea di giovani lavoratori in barba alla legislazione vigente[/highlight]. Centinaia di tirocinanti si ritrovavano a pulire sedie, tavoli e gabinetti per mesi, lavorando in turnazione per 30 ore settimanali e per poche centinaia di euro al mese.
Per questo il 21 gennaio del 2015 presentai interrogazione e chiesi al Governo l’invio di ispettori ministeriali nei fast food di Roma. La richiesta fu accolta e [highlight]fu promesso un impegno concreto in questo senso[/highlight], ma oggi, a distanza di quasi due anni, cosa scopriamo? Che McDonald’s ha siglato un accordo nientemeno che con il Ministero dell’Istruzione, grazie al quale [highlight]ogni anno 10.000 studenti verranno inviati nei fast food della multinazionale per progetti di alternanza scuola-lavoro[/highlight]. Bella roba!
Per quanto ci si sforzi, è veramente impossibile non vedere in questi 10.000 studenti una nuova [highlight]massa enorme di giovani lavoratori gratis[/highlight]. L’alternanza scuola-lavoro è infatti uno strumento preziosissimo attraverso il quale è possibile trasferire ai ragazzi conoscenze e competenze proprie del mondo del lavoro. Si tratta di un percorso di arricchimento in cui l’educazione e la formazione dello studente restano gli obiettivi centrali. [highlight]Ovviamente tutto dipende dalla volontà e dalla capacità di scuole e imprese di mettere al centro i ragazzi e di prepararli a entrare nel mondo del lavoro non tanto per subirlo, ma per esserne protagonisti, per cambiarlo con impegno e umanizzarlo con entusiasmo[/highlight].
Avremmo apprezzato uno sforzo del Miur per portare i nostri studenti nelle [highlight]piccole e medie imprese artigiane[/highlight] che fanno la differenza nel Paese e nel mondo, [highlight]nelle migliaia di aziende agroalimentari che valorizzano i territori e rappresentano l’orgoglio del Made in Italy[/highlight], in generale in qualsiasi realtà coinvolgente e ricca di valore, che possa rappresentare per gli studenti un progetto imprenditoriale a 360 gradi.
Assistiamo invece all’ennesimo abbraccio perverso con multinazionali di dubbio valore e a un tentativo di trasmettere ai ragazzi [highlight]un concetto di lavoro umiliante e deleterio[/highlight]: quello secondo cui bisogna [highlight]sgobbare, stare zitti e accontentarsi del poco che c’è. In questo caso di niente[/highlight], dato che gli studenti lavoreranno gratis.
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Leggi la mia precedente interrogazione sulla questione dei tirocini formativi.
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La fotografia di copertina è stata realizzata da Sardaka ed è stata rilasciata a Wikipedia sotto licenza Creative Commons.