DEVASTARE UN BOSCO SECOLARE È SEMPRE DA IRRESPONSABILI, ANCHE SE LO SI FA METTENDOCI UN VIGNETO
Post del nostro portavoce in Lombardia Dino Alberti
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Clusane, località Belvedere, provincia di Brescia.
In cima al Monte Alto che si affaccia sul lago d’Iseo, dove c’era un bosco ora c’è un vigneto a cui si aggiungerà un nuovo vigneto i cui scavi sono già iniziati. Quasi 15 mila metri quadri, 12 terrazzamenti, quattro filari larghi 5 metri e mezzo e i restanti più stretti.
Se si guardano i lavori dal lago d’Iseo si rimane impressionati. Il bosco è stato ulteriormente devastato per far spazio a quella che ora pare essere una cava.
Maurizio Zanella, proprietario del bosco ma più famoso per essere il fondatore di una nota cantina della Franciacorta, a mezzo stampa ha motivato la scelta di trasformarlo in vigneto perché «il bosco dalle nostre parti non è più curato da nessuno, non è più produttivo in alcun modo e ha perso il suo valore per le attività umane».
Già, non è più produttivo. E’ questo il centro di tutta la questione: il bosco, la terra, l’ambiente, il Pianeta ad uso e consumo dell’uomo, come se l’ultimo decennio di sconvolgimenti ambientali e climatici non fossero serviti a capire nulla.
Se poi si considera che sempre secondo Zanella «non è da escludere in futuro che i cambiamenti climatici e le estati sempre più calde, costringeranno chi vorrà fare vini di qualità a portare i vigneti più in alto» e che «la coltivazione dell’uva ha un costo normalmente di 1,40 euro al chilo, che in questo caso raggiungerà i 5,20 euro» i conti son presto fatti.
ASSURDO CHE ZANELLA UTILIZZI L’ALIBI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI PROPRIO PER DEVASTARE UN BOSCO SECOLARE CHE INVECE DOVREBBE ESSERE PRESERVATO E TUTELATO
Il bosco è, infatti, un'”arma” contro quei cambiamenti climatici, grazie alla capacità delle piante di fissare l’anidride carbonica mediante la fotosintesi.
Vino di qualità, maggiori entrate per il proprietario del nuovo vigneto e nessun interesse se il bosco “improduttivo” è stato azzerato per quasi un ettaro e mezzo.
Sento già le dita di qualche indignato premere i tasti in risposta a questo post per scrivere frasi del tipo: “E quindi? Il terreno era già suo. Potrà farci il diavolo che gli pare?”. O ancora: “Okay, ma è pur sempre un vigneto e non un centro commerciale”. E inoltre: “Ma c’è già un vigneto. Cosa cambia se ne fanno un altro?”
Partiamo dal concetto più importante: l’ambiente e la natura, soprattutto della nostra maltrattata provincia, hanno già sofferto troppo e il punto di non ritorno è già stato superato da parecchio tempo. Aggiungiamo che se già si è infierito in maniera mortale per una parte di bosco non è che si è autorizzati a devastarlo completamente. Sommiamolo all’assurdità che nessuno degli enti competenti abbia osato opporsi alla follia di questo progetto per bloccarlo con convinzione.
Sottolineiamo che è vero, un vigneto non è un centro commerciale, ma un vigneto inutile non è certo un bosco che regala molto più ossigeno e riduce l’anidride carbonica in atmosfera. Mettiamoci anche che il bosco è in un’area di tutela migratoria. Uniamo il fatto che sull’area in questione sono già arrivate le prime segnalazioni di grossi problemi di deflussi idrici dopo le ultime piogge consistenti.
Mischiamo il tutto e scopriamo che il progetto di ampliare i filari di viti è un’autentica follia. Una follia ancor più perché si sta sposando con convinzione il concetto di devastazione verticale, andando sempre più in alto. Mi pare di sentirli i nuovi imprenditori appoggiati dai consensi degli enti: «Se non riusciamo a buttare giù quel bosco con opere inutili come un centro commerciale o un’autostrada o delle nuove case che rimarranno inabitate, facciamolo con un vigneto. Sulla carta è sicuramente più “green”. Nessuno ci darà fastidio».
UN VIGNETO NON È UNA SCELTA “GREEN”
E il suo impatto ambientale è decisamente importante. Esiste una bibliografia estesa che conferma quanto appena affermato. La stessa bibliografia di cui sono a conoscenza i gruppi ambientalisti della Franciacorta che hanno giustamente criticato il progetto.
Al signor Zanella, imprenditore illuminato che chiede di andare sempre più in alto, sarebbe bene ricordare sempre la famosa citazione attribuita a Toro Seduto: “Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, ABBATTUTO L’ULTIMO ALBERO, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche”.