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Avevamo promesso guerra alla precarietà e così è stato. Ecco dunque le principali novità del Decreto Dignità approvato ieri dal Consiglio dei Ministri:

Aumento del numero di mensilità (6-36) che dovranno essere riconosciute al lavoratore in caso di licenziamento illegittimo;
Riduzione della durata dei contratti a termine (da 36 a 24 mesi);
Introduzione delle causali per i contratti a termine dopo il primo contratto;
Riduzione del numero dei rinnovi dei contratti a termine (da 5 a 4);
Aumento progressivo del costo dei contributi sui rinnovi a termine. Stesso discorso per i contratti di somministrazione.

Tuttavia, nemmeno il tempo di presentare il provvedimento che il circo mediatico e politico si è subito attivato: da una parte chi dice che si tratta di un provvedimento vuoto, troppo timido e che non tutela sufficientemente i lavoratori; dall’altra chi sostiene che sarà una disgrazia per gli imprenditori. Polemiche di carattere ideologico che tendono a dividere e ad alimentare la cosiddetta “lotta di classe”, salvo poi attribuire al M5S la volontà di tornare indietro di trent’anni.

La verità è che questa prima iniziativa del Governo vuol ridare dignità al cittadino in quanto tale. Al cittadino imprenditore vessato dai balzelli fiscali e da una burocrazia opprimente. Al cittadino lavoratore che aveva perso ogni minimo strumento di tutela dei propri diritti.

Luigi Di Maio come Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ha avuto molto coraggio e per questo avrà bisogno di tutto il nostro supporto. Io sarò al suo fianco!