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Vi vorrei raccontare una storia incredibile che riguarda il mio collega Davide Tripiedi.

Recentemente decide di recarsi in Libano per visitare dei campi profughi palestinesi. Atterra quindi a Beirut con il suo collaboratore Corrado Fossati nonostante dalla Farnesina gliel’avessero vivamente sconsigliato per la pericolosità della missione.

Resta sconvolto per quello che i suoi occhi quotidianamente vedono, occhi che giorno dopo giorno si riempiono di lacrime. Davide documenterà quotidianamente sui propri canali come fosse un reportage, corredato di immagini e racconti toccanti.

Con la sua testimonianza diretta ci mostra le condizioni disumane che un popolo strappato dalla propria terra è costretto a vivere. A vivere di stenti.

Tutto ciò che per noi può sembrare normale, in quei campi appare straordinario, come: lavarsi, abitare in spazi dignitosi, mangiare un piatto nutriente e curarsi.

Durante quel viaggio incontra una bambina gravemente malata e impossibilitata a ricevere le adeguate cure. La prende in braccio, la stringe a sé e si commuove. Sarà l’episodio che maggiormente lo sconvolgerà.

Torna in Italia e dopo 9 anni di impegno concreto nella Commissione Lavoro decide di diventare membro della Commissione Affari Esteri.

Il paradosso è che l’occasione si presenta proprio grazie alle fuoriuscite di massa dal M5S, alcuni dei quali proprio di quella Commissione parlamentare.

L’obiettivo è ovviamente quello di portare all’attenzione della Commissione un tema che è stato praticamente dimenticato, come se non ci riguardasse più.

Nel frattempo la situazione politica precipita, il Presidente del Consiglio rassegna le dimissioni e il Capo dello Stato scioglie le Camere.

Credete fosse sufficiente per fermare la passione di Davide nell’impegno morale che si era preso? Assolutamente no.

Il Parlamento ancora lavora, anche se per gli affari correnti e in Commissione ci sarà l’audizione del Ministro degli Esteri.

Davide non manca l’occasione e alla sua prima e probabilmente ultima seduta dà tutto se stesso per denunciare le condizioni dei campi profughi in Libano e chiede a gran voce un intervento del nostro Paese per portare la bimba gravemente malata in Italia e farle avere tutte le cure che merita.

E lo fa in un modo talmente convincente che il Ministero degli Affari Esteri non può far altro che dargli riscontro e prendersi un impegno concreto.

Questo mentre Davide era pienamente consapevole che sarebbe stato uno dei suoi ultimi atti in Parlamento, che non si sarebbe più potuto candidare per altri mandati e mentre la maggioranza dei suoi colleghi era già focalizzata sulla spartizione dei seggi o su come ricollocarsi per potersi riaccomodare sulle comode poltrone di Montecitorio.

Davide, raccontandomi la bella notizia, mi dice con una gioia incontenibile: “Claudio, forse riusciamo a portare la bambina in Italia. Questa cosa per me vale tutta la Legislatura“.

Ecco, questo per me significa essere 5 Stelle dentro. Un esempio per tutti noi, a dispetto di coloro i quali si sono trasformati in quegli stessi che combattevamo quando nel 2013 per la prima volta ci presentammo alle elezioni politiche.

Sei un grande Trippe. È stato un orgoglio condividere con te questa incredibile esperienza.