Il Terzo Millennio è iniziato all’insegna di radicali trasformazioni nel mondo del lavoro: questa è una certezza ormai globale. Altrettanto condivisa a livello internazionale è la convinzione che servono azioni concrete per garantire protezione sociale a milioni di persone che il lavoro non lo trovano, rischiano di perderlo o lo hanno già perso.
Con il MoVimento 5 Stelle ho combattuto per anni affinché la politica agisse per governare la Quarta Rivoluzione industriale intervenendo su tutti i fattori interessati (sviluppo tecnologico, andamento demografico, globalizzazione… ) senza lasciare nessuno indietro. Potete quindi immaginare la mia soddisfazione oggi qui a Parigi nel rappresentare il nostro Paese al G7 dei Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali: un meeting nel quale l’Italia insieme a Francia, Germania, Regno Unito, Giappone, Canada, Unione Europea e Stati Uniti mettiamo nero su bianco l’impegno a rispettare queste parole d’ordine: rimettere le persone al centro dell’azione politica attraverso una crescita inclusiva, condurre una lotta decisa contro le disuguaglianze, promuovere il lavoro dignitoso. In fondo sono le parole d’ordine già indirizzate alla comunità internazionale dalle Nazioni Unite nell’anno del centenario dell’ILO.
Il messaggio che porto alla comunità internazionale è il seguente: il Governo del Cambiamento si è mosso in questa direzione fin dal primo giorno. Nessuno prima di noi aveva investito miliardi per sostenere i cittadini nella ricerca di un lavoro e proteggerli dal rischio di povertà. Il Reddito di Cittadinanza, fiore all’occhiello del nuovo welfare italiano, è la sintesi di questa visione coraggiosa che riporta lo Stato al fianco dei cittadini.
Ma se il mondo del lavoro sbaraglia i vecchi modi di produrre, di vivere, di lavorare, di comprare, di consumare, allora una vera protezione sociale la si raggiunge con la “prevenzione”. In altre parole, con la formazione, con la riqualificazione dei lavoratori, con la trasmissione di competenze adatte a un mondo del lavoro completamente diverso da come lo abbiamo conosciuto.
Abbiamo impegnato quasi un miliardo di euro solo nel 2019 per riformare e potenziare il sistema dei centri per l’impiego. In questo non facciamo altro che imitare Paesi avanzati come l’Olanda o la Germania, che in questa “rete strategica” investono massicciamente e da anni!
Ma oggi sarò a Parigi per condividere con gli altri Paesi del G7 anche i nostri progetti per introdurre il salario minimo orario: un altro strumento fondamentale per garantire la dignità dei lavoratori e che dà forza alla contrattazione collettiva.
Il coraggio di proteggere la dignità di chi lavora la rivendicherò, ancora, illustrando il Decreto Dignità, primo provvedimento del Governo per contrastare sfruttamento e precariato. Sul fronte dello sviluppo tecnologico siamo poi notoriamente al lavoro per tutelare i lavoratori della “gig economy“, i cosiddetti “riders”, ma non solo. Non dimentichiamo che protezione sociale significa anche dignità nell’accesso alla pensione: un principio che abbiamo ripristinato attraverso “Quota 100“.
Alcune di queste misure richiedono un investimento non indifferente, è vero, ma i buoni propositi hanno bisogno di fatti concreti, oltre che di un riconoscimento forte e unanime. La comunità internazionale e in particolare modo l’Unione europea non può non accompagnare e sostenere il nostro sforzo. A meno che non si voglia che i buoni propositi restino lettera morta e che lo spirito autentico dell’Europa venga definitivamente meno.