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La ricetta OCSE per ridurre la povertà e incoraggiare l’occupazione in Italia, oltre a non aggiungere nulla di nuovo a quanto già abbiamo messo nero su bianco nel cosiddetto “Decretone”, contiene delle raccomandazioni quantomeno bizzarre per chi la realtà del Paese la vive quotidianamente da cittadino e lavoratore.

Il potenziamento e la digitalizzazione dei CPI erano già stati previsti e con un investimento da 1 miliardo di euro. Il rafforzamento della capacità dei Comuni e di conseguenza dei loro servizi sociali esisteva già in legge di bilancio, con l’incremento del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (117 milioni di euro in più nel 2020 e 145 milioni di euro in più nel 2021). Anche il taglio dei costi assicurativi è stato ufficializzato da qualche giorno per artigiani e datori di lavoro con dei decreti che riformano i premi INAIL.

Il raddoppio dei poveri in dieci anni (Fonte Rai News)

Se fin qui i suggerimenti dell’OCSE indicano una strada già intrapresa dal Governo, veniamo agli elementi di novità. Secondo l’organizzazione il contributo economico corrisposto con il RdC sarebbe troppo alto e questo non incentiverebbe l’occupazione formale. Pensare che milioni di persone prive del necessario per vivere possano uscire dalla povertà con un sostegno più basso – peraltro tarato sul potere di acquisto di chi sta meglio di loro – è pura follia. L’OCSE è vittima del pregiudizio secondo cui beneficiare di un sostegno al reddito significa automaticamente approfittarsene. Lavorare in nero, infatti, significa spesso essere sotto ricatto e non godere delle minime tutele assicurative, salariali, contributive: davvero c’è chi preferisce rischiare tutto questo ben sapendo che con il Reddito di Cittadinanza si può accedere a un percorso trasparente e legale di formazione, evitare la povertà e accedere a un lavoro sicuro e meglio pagato?

Non solo. L’OCSE si preoccupa dei benefit di chi ha già un lavoro e di chi già un asilo nido se lo può permettere, senza prima pensare a chi è alla ricerca di un’occupazione e viene dai margini della società. Tanti sono i figli italiani che rientrano tra le statistiche della “povertà educativa”: dispersione e abbandono scolastico, va ricordato all’OCSE, colpiscono in modo particolare i poveri e pregiudicano gravemente il futuro dei giovani e del Paese. L’uscita precoce dei nostri ragazzi dal sistema scolastico li priva di competenze e attitudini indispensabili per il loro ingresso nel mondo del lavoro e su larga scala il fenomeno comporta l’aumento delle diseguaglianze nella società.

Abbandoni scolastici in Lombardia (Fonte Open Polis)

Contrariamente a quanto si pensa, le aree del Paese dove la scolarizzazione è maggiormente a rischio non si trovano solo al Sud e nelle Isole. Tra il 2017 e il 2018 in Lombardia il 25,8% degli studenti nella fascia compresa tra i 18 e i 24 anni non ha completato gli studi. A livello micro la situazione è più critica di quanto sembra perché dai censimenti comunali del 2011 emerge che nel 64,75% dei municipi bergamaschi e nel 55,34% di quelli bresciani gli individui che lasciano precocemente gli studi sono sopra il 15%.

Queste cifre vanno RIBALTATE, con misure che migliorano la qualità della vita e consentono di spezzare quella catena attraverso cui la povertà sembra purtroppo tramandarsi di padre in figlio. Il Reddito di Cittadinanza si rivolge, seppur indirettamente, anche a loro: ad un milione e 208 mila minori in condizioni di povertà assoluta. O forse preferiamo spingere questi giovani lontano dai banchi di scuola e costringerli a cercarsi un lavoro – magari proprio in nero! – per mantenere fratelli e genitori?

% di poveri che non superano il test PISA per situaz. economica (Fonte Rai News)

Sono considerazioni che l’OCSE non fa quando critica il RdC. Eppure paradossalmente è stata proprio l’indagine OCSE-PISA sul livello di preparazione degli studenti in Italia a dirci che il 20% degli alunni di età pari a 15 anni non raggiungono i livelli minimi di competenze in matematica e lettura e che questi per lo più nascono in famiglie svantaggiate.

Ci rendiamo conto? Stiamo parlando di decine di migliaia di ragazzi che faticano a leggere e fare calcoli. Chi pensa che questo Governo intenda continuare a calpestare la dignità e i sogni di milioni di famiglie e di giovani si sbaglia di grosso.