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La distanza che corre tra i salottini delle persone “che contano” e le fatiche del mondo reale mi ha sempre indignato. E’ il fastidio che provo anche oggi mentre sulla stampa leggo che “il salario minimo orario non lo vuole nessuno”. Mi dico: stiamo scherzando? Nessuno chi, scusate?

I “nessuno” che conosco io formano un esercito e sono milioni di uomini e donne – moltissimi ragazzi e ragazze laureati, magari con master – che ogni giorno lavorano per tre, quattro, cinque euro all’ora. Sono i “nessuno” che si fanno il mazzo tutti i giorni nelle fabbriche, nei cantieri, nelle cucine di mense e ristoranti, nei negozi, nei campi. Sono i nessuno che sgobbano di giorno, di notte, le domeniche, nei festivi. Sono forse loro a non volere il salario minimo orario?

Esattamente come è stato per il Reddito di Cittadinanza, a non volere il salario minimo sono coloro che non ne hanno bisogno. Sono certi sottosegretari che si intascano 13 mila euro al mese ma se ne guardano dal tagliarsi lo stipendio come solo il M5S fa da sempre. Sono alcuni dirigenti sindacali ben pagati. Sono alcuni imprenditori miliardari, alcuni dei quali sui salari da fame magari hanno fatto la loro fortuna. Sono gli opinionisti da salotto di professione che non hanno ancora capito come mai “milioni di nessuno” abbiano maturato, negli anni, una profonda rabbia e disillusione verso chi li dovrebbe rappresentare: verso i politici, verso i sindacati, verso i media.

La verità è che i salari in Italia sono ancora troppo bassi e che si inasprisce il fenomeno dei “lavoratori poveri” (working poor). E finalmente anche l’Europa sembra darci ragione con la neo commissaria Van Der Leyen che guarda con favore all’idea di un salario minimo europeo.

Il Governo del Cambiamento non è nato per perdersi in futili elucubrazioni, tantomeno per lisciare il pelo a chi conta. E’ nato invece per dare voce a milioni di “nessuno” che non hanno lobbies e che hanno perso ogni riferimento. E’ nato per dare certezze a milioni di lavoratori e lavoratrici sfruttati, ma anche per difendere tutti quegli imprenditori onesti massacrati dal dumping contrattuale.

Se vogliamo cambiare il Paese e renderlo giusto non dobbiamo dimenticare che questo è l’unico nostro obiettivo e la vera ragione per cui non si può dire di “no” al salario minimo. L’alternativa è restare nella torre d’avorio come chi ci ha preceduto, convinti di essere “qualcuno che conta” pur essendo – in realtà – un vero nessuno.


La proposta di legge per un salario minimo orario depositata in Senato