Nel 2023 Brescia e Bergamo saranno, insieme, “Capitale italiana della Cultura”.
Le nostre due città sono custodi di così tanta bellezza, storia e cultura che il titolo lo avrebbero meritato già da tempo, ma un simile riconoscimento è ancora più dovuto dopo l’esperienza tragica vissuta dalle due province per effetto dell’epidemia da Coronavirus.
Quando il collega Devis Dori ha avanzato formalmente questa richiesta con un preciso emendamento al Decreto Rilancio non ho esitato a sottoscriverlo. Il mio impegno per Brescia non è mai mancato, come è stato per esempio per la sospensione dei termini di versamento dell’Iva e di altri adempimenti fiscali e contributivi, raggiunta attraverso un emendamento al Cura Italia da me scritto.
Oggi il Governo ha deciso di accogliere anche quest’ultima proposta e ciò mi rende particolarmente contento.
Del resto Brescia e Bergamo hanno dato vita a un’alleanza forte e significativa anche dal punto di vista simbolico. Non solo perché unendosi hanno messo da parte alcune storiche rivalità, ma perché è chiaro che i problemi del passato li risolveremo solo uscendo dalla logica del “tutti contro tutti” e ricreando legami, fiducia, collaborazione in ogni aspetto della vita: nel lavoro, nel sociale, nel rapporto tra cittadini e istituzioni.
Cosa significa allora essere Capitale della Cultura oggi? Per me, concretamente, significa valorizzare i beni comuni riportandoli nelle mani dei cittadini: penso alla gestione dell’acqua, su cui ora mi aspetto coraggio. Significa ripensare i servizi e gli spazi pubblici perché siano più inclusivi e generativi: creando nuovi spazi per smart working e coworking, per esempio, ma anche incentivando il welfare di comunità. Penso ancora alla necessità di attirare progetti d’impresa rispettosi del territorio, dell’ambiente e della salute. Tutti percorsi adatti ai tempi e ai bisogni dei cittadini, capaci di creare valore sulla base di una cultura con al centro l’uomo.
Desidero che i nostri territori sappiano essere protagonisti di questo cambiamento e all’altezza del titolo ricevuto. Ma siccome i processi che nascono “dal basso” vanno accompagnati anche sul piano istituzionale, è importante che Governo e Parlamento continuino a fare il massimo per raggiungere l’obiettivo.
Nel ruolo che ricopro e con le possibilità a mia disposizione, il mio impegno lo metterò anche in questo.