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L’Italia è uno dei paesi più ricchi di biodiversità. Fauna, flora, paesaggio e ambiente sono il nostro immenso patrimonio. Sarebbe un peccato dunque vantarsi di questa straordinaria «unicità» e poi restare immobili verso chi saccheggia e danneggia il nostro tesoro.

Perché questa premessa? Per informarvi che ho appena depositato [highlight]un’interrogazione riguardante il «bracconaggio»[/highlight] e che presto sarò impegnato personalmente in attività antibracconaggio per comprendere da vicino l’attività delle forze dell’ordine e dei volontari.

Faccio un’altra importante premessa. Non si tratta di una battaglia contro la caccia. Credo anzi che, al di là di come ognuno la pensi, i cacciatori che seguono le regole, rispettano i calendari venatori, non abbattono specie protette e non ricorrono a pratiche illegali – quali reti, trappole, archetti – siano un alleato importante per cancellare questa piaga.

Il bracconaggio è un atto illegale, punto. Chi parla di «tradizione» ricorre a una scusa. Il bracconaggio è un atto barbaro e incivile praticato da chi non rispetta le regole e saccheggia il «patrimonio indisponibile dello Stato», cioè gli animali che vivono liberi, la fauna selvatica protetta. Significa cacciare senza tenere conto dei periodi riproduttivi, uccidere specie tutelate, usare strumenti banditi che costringono gli animali a incredibili agonie.

Oggi nel bracconaggio l’Italia è «il secondo Stato canaglia del Mediterraneo». Non lo dicono solo gli ambientalisti. Lo dice l’Ispra (Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale). E [highlight]quale provincia italiana ha il primato in questa sanguinosa classifica? Brescia, purtroppo.[/highlight] La trasmissione Striscia la Notizia ha appena dedicato due servizi al bracconaggio bresciano, l’ultimo a Monte Isola, mentre sono decine le relazioni ufficiali e i documenti internazionali che certificano questo stato di cose.

L’uccisione, la cattura e il commercio illegale di uccelli sono così diffusi (a Brescia, ma anche in Italia) che l’Unione Europea ha avviato da tempo una procedura di infrazione. L’Ue chiede controlli severi e misure forti per arginare il fenomeno, ma il Governo cosa fa? Cancella le Polizie Provinciali e smantella il Corpo Forestale dello Stato, corpi che più di tutti hanno le competenze per intervenire.

Per fortuna il contributo dei volontari (Wwf, Anpana, Cabs, Lac e in generale delle guardie volontarie) non manca. [highlight]In provincia di Brescia il 56% dei bracconieri è denunciato grazie alle Ong[/highlight]. Ma se il loro contributo è determinante, lo è ancor di più oggi che lo Stato sembra mollare la presa. Il rafforzamento dei loro poteri è un’opzione: bisogna ragionarci.

Non si dica dunque che ci sono questioni più importanti a cui dedicarsi. Naturalmente non metteremo in secondo piano tutte le battaglie condotte finora. Vorrei solo che fossimo d’accorso sul fatto che combattere il bracconaggio è una causa che può solo fare bene a tutti: ai territori, agli abitanti, agli animali, all’ambiente.

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Leggi l’interrogazione depositata alla Camera il 12 ottobre 2016.

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