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Lo scorso 10 ottobre l’assemblea dei sindaci ha approvato la delibera che prevede l’ingresso del privato nella gestione del servizio idrico con una percentuale minima del 40%. Esiste quindi un tetto minimo ma non un tetto massimo!

Con questa interrogazione abbiamo chiesto al ministro degli Interni e dell’Ambiente di dare attuazione ai quesiti referendari del 2011 votati da ben 26 milioni di cittadini che sancivano il principio che l’acqua non è una merce ma un bene comune sul quale non è possibile lucrare.

In queste settimane ci siamo mossi in simbiosi con i portavoce locali, seguendo le indicazioni dell’Oms che stima le quantità minime di acqua per ogni essere umano per poter parlare di condizioni accettabili di vita .

Nella mozione si chiede alle amministrazioni comunali di garantire la gratuità dei primi 50 litri d’acqua ad uso domestico per ogni componente famigliare. Con questa mozione non si fa altro che chiedere di seguire le indicazioni della risoluzione del parlamento europeo dell’8 settembre 2015.

E’ inutile che ci vengano a dire che servono finanziamenti privati perché in alternativa il pubblico non sarebbe in grado di fare investimenti se non grazie all’aumento esponenziale delle tariffe ai cittadini. Questo è FALSO! Con l’intervento del privato i cittadini non dovranno pagare solo gli investimenti, ma i profitti che il privato per natura stessa fa’.

Abbiamo degli esempi drammatici in questo senso. E’ storia di soli 6 anni fa, ad Aprilia, doveacqualatina s.p.a. a gestione privata controllata da una multinazionale francese (Veolia) ha fatto registrare degli aumenti in bolletta fino al 300% e dove i tecnici della società per azioni hanno addirittura “staccato” l’acqua ai cittadini morosi, si parla di famiglie modeste o pensionati che devono campare con misere pensioni.

Per qeuste ragioni, sul piano politico, democratico – visto il mancato recepimento della volontà referendaria – ed ancor più etico e morale l’assemblea dei sindaci è da considerarsi illegittima.

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