Domenica 18 novembre 2018 sarà una giornata cruciale per Brescia. Ricorderemo a tutti i sindaci e agli amministratori un principio chiaro e semplice: l’acqua non si tocca.
Sembra incredibile, ma in più di 7 anni nessuno ha rispettato il referendum nazionale che nel 2011 ha portato oltre il 95% dei votanti a opporsi alla privatizzazione del servizio idrico e all’idea che sull’acqua si possa lucrare. Ecco perché tra due mesi nella nostra provincia si torna alle urne: per impedire che il 49% di “Acque Bresciane”, società di gestione oggi a capitale 100% pubblico, venga ceduto al mercato. Una scelta fatta a porte chiuse da una maggioranza relativa di sindaci che se ne sono guardati bene dal coinvolgere i propri cittadini.
Le hanno provate tutte per far saltare il referendum: c’è chi, come il presidente della Provincia, ha detto che sarebbe costato troppo e che “tanto” la decisione finale sarebbe comunque spettata alla politica; oppure chi, come Forza Italia, avrebbe voluto riconvocare l’Assemblea dei Sindaci per rendere nulle le 50 delibere comunali su cui si basa il referendum consultivo o spostare il voto di un anno. Che dire poi del PD provinciale, che parlando di “consultazione inutile” ha invitato gli amministratori locali a ignorare ogni richiesta di referendum?
L’ostinazione dei cittadini organizzati in un Comitato ha sbaragliato ogni ostacolo e portato, passo dopo passo, all’indizione del voto per il 18 novembre. E’ stata una prova esemplare di democrazia e partecipazione: già questo dovrebbe bastarci per portarci alle urne a dire la nostra. Adesso però dobbiamo convincere i cittadini a votare e smentire chi dice che “senza privati” non si possono fare investimenti, oppure che l’acqua è merce come tante (sul sito del Comitato trovate tutti i materiali). Ricordiamo a tutti gli esempi virtuosi – Parigi, Milano, Napoli, Barcellona… – e ribadiamo che la gestione del servizio idrico può benissimo essere pubblica, trasparente e addirittura vantaggiosa. Basta volerlo! Nessuno si domanda come mai i privati vogliano entrare nel business dell’acqua?
Tassare ogni bottiglia di plastica messa sul mercato, rivedere le concessioni di chi attualmente sfrutta le acque minerali e le nostre fonti per pochi euro, coinvolgere l’Europa per sostenere un programma di ammodernamento delle reti: sono tanti i modi in cui in Italia potremmo garantire l’acqua pubblica e alcuni sono contenuti nella proposta di legge depositata in Parlamento dalla nostra Federica Daga.
Ma tornando a Brescia: uno studio approfondito del Comitato dimostra che mantenendo la gestione in mano pubblica e ricorrendo alla forma dell’Azienda speciale si potrebbero fare gli investimenti previsti dal Piano d’Ambito e persino ridurre le tariffe del 20-30% in dieci anni. Il tutto continuando a far sì che i Comuni (non le aziende o le multinazionali) continuino a difendere gli interessi dei cittadini.
Insomma, anche a Brescia l’acqua pubblica non è solo giusta, ma conviene: vi sembra poco?
La stima del costo annuo delle bollette (e del risparmio) fatta dal Comitato Acqua Pubblica Brescia