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Se l’Italia è “maglia nera” del bracconaggio lo si deve in larga parte alla Lombardia. E la cosa mi fa già abbastanza arrabbiare.

Ma se questo macabro primato è frutto dell’azione di una minoranza di persone ciniche e insofferenti alle regole, la stessa minoranza sa bene di trovare una buona “sponda” in chi occupa il Pirellone. E con questo andiamo ben oltre la semplice arrabbiatura.

Tra deroghe allucinanti e favori di ogni sorta, se facessimo l’elenco delle leggi e dei provvedimenti con cui la Lombardia ha cercato e cerca di forzare le leggi venatorie finiremmo domattina.

Basti ricordare le ultime bastonate giudiziarie arrivate sui valichi montani: per vent’anni la Regione si è rifiutata di vietare la caccia nei punti più sensibili della migrazione in barba a sentenze, leggi nazionali e comunitarie. Nel suo ultimo pronunciamento il TAR è arrivato a dare una sorta di “ultimatum”, paventando la possibilità di procedere con un commissariamento qualora la Regione non si mettesse in riga. Eppure su questo fronte ci stanno provando ancora! Tanto alla fine le cause le pagano i cittadini…

L’11 maggio il Consiglio regionale discuterà e voterà addirittura una proposta di legge che mira, tra le altre cose, a impedire i controlli delle forze dell’ordine sui “richiami vivi” (gli uccelli selvatici catturati illegalmente, ingabbiati e “spacciati” per allevati grazie alla contraffazione di appositi anellini attorno ai quali si alimenta un business milionario).

E’ così che la Lombardia si appresta a festeggiare la Giornata della Terra?


Anche Rai Regione ha lanciato l’allarme sulle ultime proposte di legge in discussione in Lombardia