Siete in molti a chiedermi cosa ne penso e come mi sento per il “no” del presidente della Repubblica al Governo del Cambiamento. Mi sento come la maggior parte degli attivisti e dei portavoce del MoVimento 5 Stelle: deluso e rammaricato.
A differenza di quanto si racconta non è la rabbia il sentimento prevalente, bensì la delusione nel sapere che il referendum del 2011 sull’acqua pubblica continuerà a essere ignorato. Temo che le tutele e i diritti attesi da anni da milioni di lavoratori precari rimarranno a lungo ostaggio dell’austerità, e che le tante piccole opere veramente utili al paese rimarranno nel cassetto per anni. In breve, le ottime proposte per la giustizia, per l’ambiente o per le piccole e medie imprese scritte nel Contratto di Governo rimarranno per anni solo sulla carta.
Indipendentemente dal Governo che si formerà, noi portavoce alla Camera e al Senato continueremo a fare la nostra parte. Credo anche che sia giusto che gli italiani si esprimano pacificamente per scegliere definitivamente se l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro o una Repubblica tecnocratica fondata sullo spread e i mercati finanziari.
Nel rispetto profondo che nutro (e nutriamo) nei confronti delle Istituzioni, ritengo sia fondamentale non cadere nell’insulto e nella violenza. Continuiamo a guardare avanti e non dimentichiamo mai che le uniche e vere rivoluzioni sono quelle culturali.
Stralcio del mio intervento a TeleTutto sul no del Presidente della Repubblica al Governo guidato da Giuseppe Conte.