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Nelle ultime 48 ore ho assistito a un attacco scriteriato nei confronti del Presidente Giuseppe Conte per questioni di carattere economico, vedasi la dichiarazione dei redditi 2022 di modesta entità.

Le gravi colpe di cui si sarebbe macchiato sono le seguentI:

– in seguito alle dimissioni da Presidente del Consiglio anziché riprendere la docenza universitaria ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al MoVimento 5 Stelle;

– non soddisfatto si è autosospeso dall’ordine degli avvocati di Roma astenendosi da qualsiasi attività professionale per scongiurare qualsiasi sospetto su di un potenziale conflitto di interessi;

– infine, la volontà di rifiutare categoricamente ogni forma di retribuzione o indennità da parte dell’associazione. Da Tesoriere ne sono testimone diretto e a prova di smentita.

Qualche anno fa uno dei motti più evocati dal MoVimento era “l’onestà andrà di moda”, forse troppo ottimistico. Mai avremmo pensato a un Governo dei conflitti d’interesse e a una stampa che è riuscita nell’impresa di superare sé stessa nella disinformazione, al punto tale che oggi l’onestà è diventata un atto rivoluzionario oggetto di ricostruzioni fantasiose, sospetti fondati sul nulla e insinuazioni al limite della diffamazione. Come se ci si dovesse vergognare nel dimostrare una virtuosa volontà di impegnarsi in politica per la collettività con spirito di servizio e abnegazione.

A questo punto mi chiedo come sia stato possibile che Giuseppe Conte non venisse duramente criticato per aver avuto l’ardire di decurtarsi lo stipendio da Presidente del Consiglio già nel 2018 fin dai primissimi giorni di incarico. 

Tutto ciò mentre nel Palazzo abbiamo svariati “onorevoli” che trascurano l’attività parlamentare a vantaggio delle proprie attività private. Come se servire il Paese fosse un impegno a tempo perso o peggio ancora un’occasione per arricchire esclusivamente il proprio orticello.

Ieri credevo di aver letto abbastanza castronerie dalle varie agenzie diffuse da qualche politico di professione, per non parlare dei commenti di certi giornalisti probabilmente poco liberi e poco professionisti. Invece spunta un’altra inchiestona che titola “Giuseppe Conte è moroso di 6 mila euro con il Movimento 5 Stelle” e lo leggo proprio da una testata molto impegnata sulle attività di “debunker” e ora mi trovo nel parodosso di dover fare lo “sbufalatore” dello “sbufalatore”.

Eccovi serviti.

Dai conti correnti posso confermare, anche in questo caso a prova di smentita, che il Presidente Conte alla data di oggi 29 dicembre 2023 (ma anche alla data di ieri e dei giorni precedenti) risulta essere perfettamente in regola con gli obblighi contributivi degli eletti.

Qualcuno mi potrebbe giustamente chiedere come sia possibile che una testata giornalistica possa riportare delle falsità di questa gravità. A voler credere alla buona fede mi viene da pensare che le ragioni siano le seguenti: che non hanno interpellato i diretti interessati, che non si sono letti con la dovuta attenzione il regolamento che disciplina il trattamento economico degli eletti e nemmeno la norma relativa alla trasparenza dei contributi versati ai partiti e ai movimenti politici (Legge 3/2019).

Quei 6.250 euro “mancanti” riportati nell’articolo, in realtà sono un falso clamoroso. La mensilità di dicembre 2023, come da regolamento pubblicato sul sito del M5S, va versata entro il 10 del mese successivo, per cui non andrebbe considerata come morosità. Mentre le somme già versate nel mese di dicembre 2023 ancora non sono consultabili nella sezione trasparenza, lo saranno soltanto il mese prossimo così come previsto dalla Legge. Per i più scettici potrei mostrare le prove dei versamenti ancora non visibili negli elenchi estrapolando le contabili dai conti correnti.

Dopo questo spiegone, un unicum nazionale nel suo genere che prosegue ormai da oltre 10 anni.

L’ultimo in ordine di tempo il milione di euro destinato alle popolazioni alluvionate in Emilia Romagna recentemente deliberate con votazione dell’assemblea degli iscritti.