Tengono le aule pulite, cucinano, accolgono i bambini e le famiglie, si dedicano alla sorveglianza, aiutano le insegnanti nelle mansioni giornaliere, accompagnano i bambini in bagno e li cambiano quando è necessario, compilano le schede delle pratiche igienico-sanitarie e i registri ingressi, controllano il personale estraneo alle scuole, fanno fotocopie e lavori di segreteria, rispondono al telefono e alle richieste di tutti.
Sono i compiti che quotidianamente, e invisibilmente, svolgono decine di migliaia di persone (quasi sempre donne) nelle nostre scuole. Nonostante il loro ruolo importantissimo, essendo assunte con contratti part-time “a sospensione”, durante la chiusura estiva sono costrette a stare a casa senza stipendio, senza disoccupazione, senza assegni famigliari. Come se non bastasse, dopo 25 anni di lavoro per l’INPS è come se avessero lavorato soltanto per 20 anni. Risultato: un enorme problema nell’accesso alla pensione.
Sabato 18 novembre le lavoratrici bresciane che si trovano in questa assurda situazione si sono fatte sentire alla Camera del Lavoro. Hanno raccontato con grande coraggio e determinazione come vive e come si sente chi, dopo anni di servizio e pur consapevole del proprio ruolo, si trova senza tutele, senza un reddito dignitoso, a contare i centesimi a fine mese e persino beffato in quello che dovrebbe essere il sacrosanto diritto alla pensione. In poche parole, hanno raccontato come sta chi non ce la fa più.
Come vi ho già raccontato, il Ministero del Lavoro ha risposto a una mia interrogazione ammettendo che sì, effettivamente la situazione andrebbe risolta, e dichiarando di volersi impegnare per intervenire. E’ già un primo passo, perché non si può più tollerare che l’INPS venga sistematicamente condannato a pagare i ricorsi di queste lavoratrici e che, oltre ai risarcimenti, debba smenarci milioni di euro in spese legali (a Brescia i ricorsi presentati sono circa 200, 1.500 in tutta la Lombardia: pensate che le sole spese legali ammontano, per ogni causa persa, a 2000 euro!). Non si può inoltre tollerare che le Direttive UE non vengano applicate da anni.
Il tempo che ci resta è poco e, come ho avuto modo di dire nel mio breve intervento, bisogna puntare al massimo. E, per quanto mi riguarda, ancora più in alto!
Il mio intervento durante l’assemblea del 18 novembre alla Camera del Lavoro.
La mia interrogazione al Ministero del Lavoro.
La risposta del Ministero del Lavoro.