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Mettete un vecchio “telefono a rotella” di fronte a un bambino e forse [highlight]capirete la portata dell’innovazione tecnologica nella nostra società[/highlight].

In questo momento esistono gli “analogici”, le persone che hanno vissuto nell’era pre-digitale, prima dell’avvento del “World Wide Web”, dell’informatizzazione dei servizi e degli smartphone.
Poi abbiamo i “digitali”, nati nell’epoca dei social network, delle nanotecnologie, dell’intelligenza artificiale. Sono le persone che da sempre si interfacciano con touch screen “intelligenti”.

https://www.youtube.com/watch?v=Rcpu0vEZ2E0

Non si tratta di un passaggio a somma zero: il superamento dell’era analogica passa infatti [highlight]anche attraverso il mondo del lavoro, con implicazioni rilevanti[/highlight].

Secondo uno studio della nota azienda “Sharp”, solo il 47% degli impiegati italiani (contro il 67% degli altri europei) ritiene che il suo posto di lavoro sia dotato di tecnologie di ultima generazione. Il 68% degli italiani (contro il 53% degli altri) ritiene che, se gli uffici avessero tecnologie aggiornate, si sentirebbe più produttivo; il 46% degli italiani (contro il 34% degli altri) si sentirebbe più motivato; il 40% degli italiani (contro il 28% degli altri) avrebbe più tempo per proporre nuove idee.

Alla fine dei conti, ogni anno si perdono 27 giorni di lavoro a causa della tecnologia obsoleta. Per supplire ai ritardi tecnologici della propria azienda, [highlight]il 53% degli italiani intervistati[/highlight] (contro il 39% degli altri europei) [highlight]finisce per usare anche in ufficio dispositivi personali come il Pc e il cellulare[/highlight].

Prendendo atto del gap tecnologico del nostro Paese, voi come vi definite: analogici o digitali?

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