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Prima di Natale il Consiglio provinciale ha detto sì alla proposta del Comitato “Acqua Bene Comune” di indire un referendum consultivo sulla gestione del servizio idrico bresciano. Il risultato non era affatto scontato, dato che nel 2015 è stata proprio l’assemblea dei sindaci della Provincia ad approvare la parziale privatizzazione.

Nonostante il referendum nazionale del 2011 avesse già chiuso le porte ai privati e all’idea che dall’acqua si potesse trarre profitti, in quella sede la maggioranza dei sindaci bresciani ha votato a porte chiuse e senza consultare i cittadini imponendo alla società “Acque Bresciane SRL” (oggi a capitale interamente pubblico) la messa in vendita del 49% delle quote entro la fine del 2018. Alla faccia dei beni comuni e del rispetto della volontà popolare!

Possedere un blocco di azioni del 49% quando il restante 51% è frammentato nelle mani di oltre 200 Comuni significherebbe avere “di fatto” il controllo totale dell’acqua bresciana, ed è facile capire che l’idea farebbe gola a qualsiasi grande multinazionale che intendesse partecipare al bando di gara (necessariamente di livello europeo). Ciononostante i sostenitori della privatizzazione – PD in testa – hanno cercato per mesi di convincerci (e convincersi) che “il settore pubblico manterrà il controllo”.

Si sostiene che “solo i privati avrebbero le risorse da investire sulla rete” e si fa leva sul rischio che le procedure di infrazione aperte dall’Unione europea a causa delle gravi carenze del servizio idrico italiano si traducano in pesanti sanzioni. Ciò che non si dice è che le alternative ci sarebbero e che sarebbero assolutamente praticabili.

Come MoVimento 5 Stelle abbiamo proposto di adeguare le reti con un piano nazionale di investimenti pubblici, anche grazie a una tassa di scopo su ogni bottiglia di plastica messa in circolazione. Abbiamo chiesto di rendere concreto il diritto di accesso all’acqua potabile garantendo a tutti l’erogazione un minimo vitale. Abbiamo appoggiato la proposta di legge (la 2212) sottoscritta da un intergruppo parlamentare (quindi da più partiti e forze politiche) che avrebbe dovuto tradurre in realtà l’esito del referendum del 2011. Non smetterò mai di ripetere che proprio il PD l’ha smontato con un emendamento cofirmato anche dalla bresciana Miriam Cominelli!

La differenza con il PD è che l’acqua pubblica è una delle nostre “cinque stelle”. Per questo i consiglieri M5S presenti nei Comuni bresciani hanno chiesto ai rispettivi Consigli deliberare a favore del referendum (servivano 25 delibere in tutta la Provincia, ne sono state approvate il doppio). Superati gli ultimi ostacoli (la validazione del quesito da parte di un’apposita Commissione e il voto “politico” del Consiglio provinciale) la consultazione potrebbe svolgersi tra aprile e giugno, se non addirittura a marzo.

C’è un ultimo “problema”, però. La Provincia (guidata dal PD) sostiene di non avere soldi e qualcuno (sempre nel PD) sembra mettere le mani avanti dicendo che se non ci saranno risorse il referendum non si farà. A tutti quindi dico: non lasciamo passare tempo, teniamo alta l’attenzione e mobilitiamoci fin da adesso. Il referendum dev’essere fatto e, soprattutto, bisogna vincerlo. L’acqua bresciana deve restare pubblica al 100%!


I miei interventi in Aula contro la privatizzazione dell’acqua.