Diciamo subito che da anni l’unica forza politica che su scala nazionale reclama con forza l’acqua pubblica è il Movimento 5 Stelle.
La prima proposta di legge l’avevamo presentata noi al Parlamento già nella scorsa Legislatura, ripresentandola immediatamente all’inizio di questa. Sempre noi abbiamo preteso che il rispetto del referendum del 2011 fosse messo bene in chiaro come secondo punto del Contratto di Governo con la Lega. Inoltre si ricorderà che del bisogno di portare a termine la nostra proposta di legge parlò con decisione lo stesso Conte insediandosi alla guida del suo secondo Governo, nel settembre del 2019.
I passi avanti di questi tre anni sono il frutto della caparbia ostinazione del Movimento 5 Stelle. Abbiamo bloccato quello che è stato ritenuto il più grande tentativo di privatizzazione d’Europa e, in sostituzione dell’ex Eipli, abbiamo creato una grande azienda pubblica per gli investimenti nelle infrastrutture idriche dell’Appennino meridionale. Abbiamo sbloccato 750 milioni di euro per avviare un Piano nazionale del settore idrico e altri 100 verranno erogati ogni anno per 10 anni. In pandemia abbiamo anche preteso il blocco dei distacchi nel rispetto di quel principio che vede l’acqua un bene comune universale, a cui tutti dovrebbero avere il diritto assoluto di accedere.
Anche a livello provinciale restiamo fermissimi contro l’operazione che di fatto vorrebbe consegnare ai privati la gestione del servizio idrico. Per questo abbiamo sempre sostenuto il Comitato “Acqua Bene Comune” e continueremo a farlo.
Certo, il pieno rispetto della volontà referendaria è ancora lontano, ma quando non si governa da soli è difficilissimo mandare in porto tutti i propri obiettivi. Meglio stare all’opposizione dunque? Questo è difficile da dire: sicuramente sarebbe tutto più semplice se le forze politiche che dicono o sottoscrivono di essere per l’acqua pubblica dimostrassero di esserlo anche nei fatti, non solo a parole.