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Negli ultimi cinque anni se ne sono andate dall’Italia 244 mila persone, di cui il 64% laureati e diplomati. Ce lo dice oggi l’Istat: rispetto allo scorso anno nel 2017 la fuga di laureati ha registrato un +4%.

Parliamoci chiaro. Un Paese che invecchia e da cui i giovani se ne vanno è un Paese che non ha futuro. L’ho ribadito anche ieri nell’incontro con il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (Cgie), ma con le misure avviate in questi cinque mesi e con la legge di stabilità abbiamo messo in campo un ventaglio di misure per arginare quest’emorragia.

Ricordo che il costo sociale per un laureato si aggira tra 158 e 170 mila euro, che lievitano a 228 mila euro per un dottore di ricerca. Solo per diplomati e laureati, la perdita netta subita dall’Italia è stimata attorno ai 10 miliardi di euro all’anno.

Contro precarietà e paghe da fame – una delle ragioni più odiose che demotivano i giovani fin dal loro ingresso nel mondo del lavoro – abbiamo incentivato i contratti a tempo indeterminato e penalizzato i contratti a termine con il Decreto Dignità.

Con il reddito di cittadinanza staremo vicino a giovani e meno giovani dando a chi non ha una lavoro la possibilità di formarsi e ri-formarsi senza essere costretti a fare le valigie.

“Quota 100” consentirà a molte persone che lavorano da tanti anni (con costi maggiori per le aziende) di raggiungere la meritata pensione, aprendo occasioni di lavoro per i diplomati e neolaureati ricchi di competenze nuove e utili per le aziende.

La riforma dei centri per l’impiego (nei quali oggi trova lavoro solo il 3% dei candidati) consentirà finalmente di collegare le competenze alle esigenze del mondo produttivo. Una misura da un miliardo di euro all’anno e che rapresenta una chiave di volta per la tenuta dell’Italia.

A ciò si aggiungono le misure a sostegno dell’imprenditorialità giovanile. Dalla Flat Tax al 15% per partite IVA sotto i 65.000 euro e al 20% dal 2020 per chi fattura tra 65.000 e 100.000 euro, agli sgravi per chi assume giovani laureati, dal massiccio investimento in innovazione tecnologica e digitale (un miliardo di euro a sostegno di progetti di sviluppo su Blockchain, Internet delle Cose, Intelligenza Artificiale) all’incentivo per chi assume “digital transformation manager” per la trasformazione dei processi produttivi delle Pmi.

Naturalmente vivere e lavorare in altri Stati rappresenta una grande opportunità di crescita, quindi il Governo farà il possibile per assistere chi vuole fare quest’esperienza. Sempre parlando nel concreto, il Ministero del Lavoro valuterà anche l’opportunità di riaprire il tavolo di lavoro per discutere e affrontare le richieste dei lavoratori frontalieri.

La cosa fondamentale è allearsi per rimuovere le cause che hanno scatenato la nuova emigrazione. Da questo punto di vista, massima collaborazione con chi ha cuore le sorti del Paese.